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venerdì, 11 Ottobre, 2024

IL SOGNO GREEN E L’INCUBO DI UN PEZZO D’ITALIA SENZA RISCALDAMENTO

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di Mario Alberto Marchi

Come, purtroppo, troppo spesso accade, progetti e clamorose intenzioni della politica vanno a scontrarsi con l’economia reale. Giusto progettare ed investire, ma un occhio ai conti tra le mura domestiche andrebbe sempre dato.
Se c’è un tema che ormai domina le prospettive economiche è quello della “svolta green”, con tutte le sue declinazioni, compresa quella del cosiddetto “110%”, sulla quale  iniziano a sollevarsi i dubbi inevitabili per una misura che, in fin dei conti, non mette in circolo denaro.
Ma questa è un’altra storia. Il fatto è che in alcuni settori, prima di accarezzare il “sogno verde”, c’è da uscire da un incubo.
Ne sa qualcosa l’11% degli italiani che – secondo il più recente sondaggio di Eurostat – versa in condizioni di “povertà energetica”.
Innanzi tutto capiamo cosa significa:  Si tratta dell’incapacità da parte di famiglie o individui di acquistare beni e servizi energetici, con conseguenze sul loro stato di vita.
L’indice di povertà energetica misura ad esempio un adeguato riscaldamento, raffreddamento , ma anche l’ illuminazione delle abitazioni.
Non si parla di togliersi sfizi, di soddisfare esigenze superflue, ma di parametri che hanno a che vedere con l’alimentazione, la salute, l’accesso a minimi servizi che mettono nelle condizioni di svolgere una normale vita sociale.
Un parametro essenziale, insomma.  Rispetto al quale l’Italia è in una posizione gravemente arretrata, visto che supera di ben tre punti la media europea  dell’8%.
Anzi, la condizione è probabilmente ancora peggiore, considerando che la rilevazione per il nostro paese risale al 2019, quindi prima della pandemia, mentre i dati di quasi tutte le altre nazioni europee sono del 2020, cioè in piena crisi covid.
Soffrono più di noi la povertà energetica solo la Bulgaria, con il 27,5% cittadini impossibilitati a mantenere le abitazioni adeguatamente riscaldate in inverno e ad accedere a sufficienti forniture di energia per l’alimentazione e  l’illuminazion.. Seguono Lituania (23,1%), Cipro (20,9%), Portogallo (17,5%), Grecia (16,7%) .
Tra i Paesi più grandi i, il dato peggiore rilevato da Eurostat è quello della Spagna (10,9%), il migliore della Polonia (3,2%). La Romania è al 10%, la Germania al 9% e la Francia al 6,5%.
Le nazioni Ue con il minore tasso di povertà energetica sono l’Austria (1,5%), la Finlandia (1,8%), la Repubblica Ceca (2,2%) e l’Olanda (2,4%).
Il nostro dato attuale e di pochissimo inferiore al peggiore mai registrato su scala europea, nel 2012. Da quell’anno il miglioramento era stato sempre progressivo e costante. Ma l’Italia non è riuscita ad allinearsi.
Certo – si dirà – l’efficientamento energetico degli immobili consente un risparmio, un contenimento dei consumi energetici, ma quando si parla di povertà il tema vero è quello del confronto tra disponibilità di spesa e costi dei servizi, e c’è poco da sognare.

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