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lunedì, 22 Luglio, 2024

DEIDA (MD) ATTACCA BERLUSCONI E I GIUDICI DI MILANO. Servizi sociali: condanna risibile

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 “I cittadini si aspettavano che una grave condanna non finisse nel nulla”. Beniamino Deidda, direttore di Questione giustizia, periodico della corrente di sinistra delle toghe, Magistratura democratica, attacca i giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano che hanno disposto l’affidamento in prova ai servizi sociali di Silvio Berlusconi. “Quattro ore settimanali a intrattenere i vecchini sembrano una presa in giro”, scrive Deidda sul sito di Md.

Deidda, sino all’anno scorso procuratore generale a Firenze, fa le pulci alla decisione dei suoi ex colleghi, che hanno ritenuto che Berlusconi fosse “un soggetto perfettamente inserito nella legalità e iper-integrato nella societa'”, concludendone che, “dunque, un simile soggetto presentasse scarsissima pericolosità. Quest’uomo, si saranno detti i giudici è sempre stato provvisto di denaro, ha sempre guadagnato bene, vive in una bella casa, frequenta persone altolocate (ma Previti, Dell’Utri e le ‘olgettine’ come vanno considerati?): dunque di che recupero può avere bisogno?”.

Secondo Deidda, “il Tribunale avrebbe dovuto valutare in concreto la pericolosità e le condizioni per un proficuo inserimento di questo condannato, che ha infranto gravemente la legge nonostante le sue condizioni economiche e sociali, mentre rappresentava il popolo italiano in Parlamento e ricopriva prestigiose cariche pubbliche”. E invece “nei pochi passi dell’ordinanza in cui il Tribunale si prova ad esaminare quale sia il senso del comportamento di Berlusconi, durante e dopo la condanna, afferma cose in aperto contrasto con fatti notori”, come il fatto di ritenere che sia solo “politica” il dirsi vittima di un complotto da parte di giudici e pm. 

“Ma come si fa – si legge sul sito Md – a credere che i giudici milanesi in tanti anni non abbiano aperto un giornale, non abbiano mai sentito Berlusconi che aggrediva i giudici, forte della sua posizione di Presidente del Consiglio; oppure che non abbiano mai sentito il condannato rinnovare le sue aggressioni prendendo a pretesto proprio la condanna per la quale è stato ora disposto l’affidamento in prova? E non bastava tutto questo per capire che si trattava di persona grandemente bisognosa di un serio programma di riadattamento sociale?”.

La Critica

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