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mercoledì, 17 Luglio, 2024

LOGOS E CHAOS: il dibattito tra razionalità ed irrazionalità secondo Vito Mancuso

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di Stefano Sannino

Il rapporto tra Chaos ed Eros, razionalità ed irrazionalità, aggregazione e disgregazione ha costituito il sostrato del dibattito filosofico per diversi secoli ed anche oggi ricopre una rilevanza preminente nella discussione filosofico-teologica a livello nazionale ed internazionale. È il caso di Vito Mancuso, teologo e professore di storia delle dottrine teologiche dal 2013 al 2014 presso l’Università di Padova, scrittore e collaboratore de La Repubblica, ma soprattutto mente sopraffina.

Il pensiero di Mancuso, sebbene sia fortemente incentrato sulla via di un’indagine teologica della vita e del rapporto che c’è tra Dio ed il Mondo, può essere anche letto come un perfetto punto di arrivo del dibattito tra razionalità ed irrazionalità, ovvero tra Logos e Chaos, in cui il Cristo, quale figura non solo divina ma anche fortemente soteriologica, costituisce il perfetto e razionale axis mundi secondo il quale il rapporto tra il mondo e Dio si può orientare. Nel pensiero mancusiano, dunque, è proprio Cristo, quale Logos, a permettere “l’entrata in scena” della razionalità, dell’armonia e dell’ordine, in un mondo che è, per definizione, invece caotico e transeunte. 

Guardando al mondo come parte di un’equazione fondamentale, di cui l’unica costante è la sua intrinseca variabilità, Mancuso posiziona come altra parte dell’equazione l’eternità di Dio, che non è soggetta ad alcun mutamento né ad alcuna variazione del comportamento. Ecco allora che nel pensiero di Mancuso, l’armonia si manifesta non solo attraverso l’azione cristica compiuta dalla ragione, ma anche e sopratutto dal non mutare dell’agire divino in relazione al mondo. Dio è eterno, eterna è la sua volontà; non è Dio dunque a cambiare, ma è il mondo che evolve costantemente. 

In questo quadro di pensiero teologico, il cui lo sfondo caotico è senza dubbio costituito dal mutare costante del mondo come elemento finito e transeunte, vediamo però in primo piano la figura, netta ed eterna, di Dio che si manifesta uno e trino in tutta la sua eternità ed immutabilità. 

A fronte di una costante incertezza causata dal continuo mutamento della nostra realtà di esistenza, il Cristo – che per Mancuso non si esaurisce nella figura dell’uomo chiamato Gesù – entrando con vigore nel nostro mondo, è senza dubbio l’elemento razionale e ri-ordinatore con il quale il precedente rapporto tra Dio ed il Mondo viene ristabilito. Al mutare delle condizioni del mondo, dice Mancuso, è infatti normale che muti anche il suo rapporto con Dio: in quest’ottica Cristo non è solamente il Logos, la legge cosmica razionale dal sapore eracliteo, ma anche un elemento atto a ristabilire l’ordine e l’armonia, laddove questi sono stati soppiantati a causa del cambiamento dell’uomo e della società.

Mancuso mette quindi un punto fermo all’incertezza della nostra esistenza e rovescia completamente quella vittoria del Chaos che era stata in qualche modo affermata con forza da Nietzsche, ed in generale, dal nichilismo del XX secolo. 

Grazie alla teologia, utilizzata in questa sua personale speculazione come metodo di ricerca e di indagine, ciò che i greci avrebbero chiamato Eros e che, in accezione cristiana, Mancuso chiama Cristo, prende finalmente il posto che gli spetta nell’Olimpo del dibattito tra ragione e sentimento, tra aggregazione e disgregazione. 

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