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giovedì, 2 Maggio, 2024

LO STATO IDROVORA CHE PROSCIUGA LE FAMIGLIE. Crisi, tasse e derive relativiste

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Tra alti e bassi,  stiamo ormai entrando nel sesto anno di crisi economica e la situazione è diventata veramente pesante.

In Italia, questo è ancora più vero. La disoccupazione elevata, stipendi per molte persone bloccati che perdono potere di acquisto in termini reali al pari delle pensioni che, se pure adeguate all’inflazione, non tengono conto del fattore S, lo Stato, sempre più famelico, un sistema politico, lo vediamo in questi giorni, con regole calpestate, sempre più auto-referenziale e distante dal Paese (siamo arrivati ad una crisi di Governo per un problema interno ad un partito), sono un elenco, forse pure parziale, di ciò che crea difficoltà a tutti noi.

Stante così le cose, ci sono sempre meno soldi in tasca alle famiglie, cosa che le induce a spendere sempre meno, contribuendo  a deprimere ulteriormente l’economia, facendo entrare l’Italia in una spirale negativa che trascina tutti quanti più in basso. Così persone che sei anni fa riuscivano a vivere decorosamente e permettersi qualche innocente capriccio, ora stentano ad arrivare alla terza settimana, stanno incominciando a vendersi l’argenteria ed a mangiarsi i risparmi di una vita. Chi smobilita azioni, chi i B.O.T., ma soprattutto immobili, dei quali sono calati le quotazioni di mercato (30-40%) in una misura mai vista sul mercato Italiano, per quanto possiamo ricordare e che pone ancora più in difficoltà chi decide di vendere per necessità, pensando a valori di una volta, ma scontrandosi poi con una realtà ben diversa. Il mattone è dunque un po’ meno un bene rifugio.

In questo quadro, come detto, abbiamo uno Stato che, dovendo fare a sua volte fronte alla crisi, ha aumentato le tasse a più non posso sino a giungere al paradosso che queste hanno toccato un livello tale da ridurre il gettito dell’Erario anziché, come era atteso, aumentarlo,   o procurando addirittura, in alcuni casi, danni ad interi settori dell’economia, come la famosa tassa per il settore nautico che ha avuto l’effetto di ridurre il fatturato di 600 milioni con riflessi  negativi anche per le casse statali per il minor incasso di I.V.A. e tasse sui guadagni, non compensato dalla nuova tassa.

La medesima cosa è accaduta con quella sulle auto così dette di lusso, che forse tanto di lusso, almeno per una certa fascia, non erano, con potenza superiore a kW 185, che in più ha danneggiato anche le famiglie, perché per queste vetture il valore, anche se recenti, è crollato e chi, non potendo sopportare questo ulteriore onere, ha deciso di cambiarle con altre meno potenti, ha perso importanti somme di danaro. Insomma, un quadro fosco e che non da segni di schiarita. 

Immaginate di avere due serbatoi per l’acqua, uno che si chiama Stato e l’altro Cittadino e che siano collegati tra loro da una pompa elettrica (tasse). E’ evidente che se la pompa travasa l’acqua (i soldi) sempre nel medesimo verso, ad un certo punto accadrà che che il serbatoio Cittadino sarà vuoto. Siamo molto vicino a ciò.

Eppure, lo Stato non sembra averne coscienza, in quanto tratta i Cittadini come se fossero il proprio bancomat. Servono i soldi per una certa cosa? Non c’è problema, aumentiamo una tassa e però nessuno si chiede se questa cosa sia assolutamente necessaria e, in caso positivo, se non sia possibile recuperare risorse tagliando qualche altra spesa.

Ecco allora che a Milano la Giunta sottrae alla collettività cittadina un miliardo in più di Euro, oppure, in una situazione come quella descritta, c’è chi parla, dopo l’insediamento del nuovo Governo ad una bella patrimoniale, con grande goduria della C.G.I.L., da sempre fautrice di questa misura di stampo sovietico, della quale non se ne comprende la ragione  e la necessità, se non dare sfogo a degli istinti demagogici di quella parte. Attenzione, dunque, per esempio, ai vostri B.O.T.

Che dire poi di una recente trovata che consiste nel fatto che se uno è, per esempio, all’estero a lavorare e manda il danaro con un bonifico alla propria famiglia con la quale la medesima deve vivere, si vedrà d’ufficio decurtare la somma del 20% a titolo di ritenuta d’acconto e se vorrà evitarlo, dovrà dimostrare la natura di questa somma (non deve configurarsi come reddito) salvo, naturalmente, ulteriori effetti collaterali? (Leggesi verifiche del Fisco in ogni caso).

Con una cosa pubblica che ormai permea direttamente o indirettamente l’economia Italiana per un 52%, è evidente che non sia più possibile continuare così. Come fare? In teoria è semplice: basta invertire il senso di circolazione della pompa sopra citata. Il fatto è che ciò comporterebbe una drastica riduzione di coloro che pascolano alla greppia pubblica e nè il P.D., né, probabilmente, a guardare il passato, F.I.-N.C.D. hanno intenzione di farlo, perché colpirebbero una parte più o meno rilevante del proprio elettorato.

Intanto l’Italia muore e sempre più Italiani sprofondano nella povertà.

Fabio Ronchi

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