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mercoledì, 17 Luglio, 2024

LO SCANDALO DELLA DISCARICA A VILLARICCA: I CITTADINI CHIEDONO GIUSTIZIA

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di Daniela Buonocore

Quando si affrontano tematiche come la tutela dell’ambiente è inevitabile soffermarsi su Villaricca, comune dell’area nord di Napoli di 32000 abitanti,  dal 1994  messo in ginocchio dalla presenza di una cava, attualmente chiusa, e al suo tempo denominata con AL. MA., società riconducibile all’imprenditore Luca Avolio.

Tale soggetto,  fu arrestato nell’ambito dell’inchiesta Adelphi, che lo vedeva coinvolto in autorizzazioni indebite per lo smaltimento di rifiuti da parte dell’ex assessore provinciale del Partito Liberale Italiano Raffaele Perrone Capano. 

Da tale inchiesta è emerso, secondo le dichiarazioni dal pentito Perrella, che  il suddetto imprenditore Luca Avolio, avrebbe preso parte allo storico summit tenutosi presso il ristorante La Lanterna nel 1982 dove fu pianificata la strategia criminale per l’illecito sversamento di rifiuti nell’area.

Questa cava, desta da sempre preoccupazioni per i cittadini di Villaricca e dei comuni limitrofi, non solo per l’incertezza riguardo la  tipologia dei rifiuti depositati, ma anche per le emissioni percepibili nelle zone circostanti, in particolare  a seguito dell’incendio divampato nel 26 luglio del 2019.

L’evidente abbassamento materiale della discarica stessa e la mancanza di notizie circa lo smaltimento in impianti autorizzati del percolato prodotto dalle eco balle presenti in loco, porta a sospettare persino che il terreno circostante  abbia potuto  assorbire nel tempo le sostanze inquinanti. 

Inoltre, fino ad oggi, non  è stato posto in essere alcun intervento di messa in sicurezza dell’area, né è avvenuta la bonifica della stessa area.  I cittadini sono stati costretti a rinchiudersi in casa per la forte presenza di miasmi pestilenziali da circa 2 anni, tempo stimato da quando a causa di totale assenza di vigilanza, i criminali del fuoco hanno dato origine ad un vasto incendio che costretto gli abitanti di Villaricca, dal 26 luglio 2019 per circa 3 mesi, a respirare aria altamente tossica. 

I vigili del fuoco, sono intervenuti tempestivamente ma il sottosuolo ha presentato per lungo tempo un’attività autonoma di autocombustione, rigenerando costantemente la presenza di diossine che avvelenavano l’aria villarrichese.

Da quel momento i cittadini si son mobilitati attraverso esposti al Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli Nord e petizioni rivolte al Comune di Villaricca, che  convocò un consiglio comunale straordinario per ratificare l’ atto di giunta N 63 del 25-10-2019.

In tale data il resto delle fumarole tossiche furono domate grazie all’intervento dei vigili del fuoco e il 31 ottobre 2019 fu organizzata una manifestazione popolare che vide in primo piano i bambini dell’istituto Italo Calvino e la villetta comunale di Villaricca, entrambe poste a ridosso del “mostro tossico” come venne ribattezzato. Nello stesso giorno l’ARPAC predispose l’installazione di un rilevatore di diossine proprio all’interno del cortile della scuola, per poi attivare anche un rilevatore mobile (il 4 novembre 2019) per controllare la qualità dell’aria per 15- 20 giorni. 

L’11 novembre 2019, alle ore 12:30, la cava riprese a fumare furono infatti documentati nuovi fumi tossici e si richiese pertanto una terza commissione speciale per l’incontro tra comune di Villaricca, ARPAC e Regione Campania, per decidere il destino della discarica. Tale commissione, tuttavia non si insediò né iniziò i lavori , poiché il vice Presidente della Regione Campania, nonché attuale assessore all’ambiente Fulvio Bonavitacola, non prese parte all’incontro e non diede nessuna comunicazionetramite un delegato del suo disimpegno.

I cittadini lasciati nuovamente soli sì attivarono mediaticamente denunciando il tutto attraverso trasmissioni televisive come Teleclubitalia e Striscia la Notizia, ma anche richiedendo l’intervento di Emilio Borrelli e del ministro Luigi Di Maio chi il 16 novembre del 2019 effettuò un sopralluogo, richiedendo in seguito un apposito tavolo tecnico convocato in Regione per il 21 novembre 2019. 

Da li la cava è stata nuovamente sottoposta a nuovi sopralluoghi i quali, anche a causa dell’emergenza Covid, non hanno portato ad alcun cambiamento. Ad oggi ci ritroviamo dinanzi ad una situazione di abbandono totale con vegetazioni incolte, che non solo intralciano la visuale, ma destano preoccupazioni per un possibile nuovo incendio. Nel frattempo la cava è ancora  sotto sequestro e tutta la questione resta irrisolta con i cittadini che attendono, ancora invano, lo screening richiesto tramite l’ ASL di appartenenza dal 22 febbraio 2020.

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