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giovedì, 28 Marzo, 2024

Libertà d'espressione, falsità e onestà intellettuale

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Nei giorni scorsi un ragazzo ventenne di Caltanisetta è stato arrestato per induzione all’odio. Sul suo blog pubblicava notizie false in cui immigrati stranieri venivano accusati di fatti esecrabili mai accaduti. In una di queste notizie, per fare un esempio, un gruppo di immigrati islamici veniva accusato di aver crocefisso un gatto in spregio al Cristianesimo. Un fatto grave, certamente, se fosse stato vero. Ma vero non era. Ciò nonostante la notizia rimbalzò si social network e fu abbondantemente diffusa da tutti coloro (e sono tanti in Italia) che non vedono l’ora di poter accusare gli immigrati di qualunque orrore. A rendere ancor più squallido il fatto (se fosse possibile) è la ragione della pubblicazione di queste false notizie. Il ragazzo ha infatti candidamente ammesso di non averlo fatto per ragioni ideologiche ma per puro e semplice profitto. Insomma, per far visualizzare più volte possibile il suo blog e guadagnare di più dai banner pubblicitari non ha esitato a diffondere odio e aumentare una tensione sociale che già è forte e pericolosa.

Questo fatto ci pone delle domande a cui bisogna dare una risposta. In particolare ci pone la questione del limite della libertà di espressione, perché la libertà assoluta in stile “dico quel che mi pare e basta” non porta da nessuna parte se non al caos e alla perdita del senso della realtà. Ma dove sono i limiti? Porli non è semplice e del resto proprio sul tema del limite delle libertà personali, sul punto dove finisca la libertà dell’uno e inizi quella dell’altro o il rapporto tra libertà personale e bene comune sono temi su cui si discute ormai da secoli in modo, spesso, assai poco fruttuoso. Non mi pongo certo l’obiettivo di dipanare un così intricato gomitolo in un semplice articolo. Ci si potrebbe scrivere un’opera in diversi tomi. Voglio però porre l’attenzione sul caso prima citato: la diffusione di falsità infamanti verso una persona o un gruppo di persone. Anche se può sembrare scontato che la calunnia non sia una cosa lecita, basta uno sguardo ai social per capire che non è così. Tempo fa Simone Pillon (esponente del Forum Famiglie Umbria) fu denunciato per aver fatto della “sferzante ironia” (così la definì lui) sulla diffusione di volantini informativi sulla questione glbt tra i ragazzi di un liceo. L’accusato si atteggiò a vittima della censura del sistema, ma la realtà era ben diversa. Il “signor” Pillon infatti aveva accusato l’associazione Omphalos Arcigay-Arcilesbica di aver diffuso volantini al limite della pornografia mentre i contenuti erano molto più tranquilli e moderati di molte delle immagini che i ragazzi vedono tutti i giorni in TV. Inoltre i volantini non furono distribuiti a dei bambini ma a studenti liceali che sulla sessualità sanno ben più di quanto i volantini stessi dicessero. Questi infatti si limitavano a dare consigli sull’uso delle precauzioni onde evitare malattie. Inoltre Pillon si spinse nelle critiche fino al punto di dire che il vero obiettivo dell’associazione era attrarre giovani da sedurre per fare orge. E qui scatta la denuncia e la condanna per calunnia. Ora, a me sembra ovvio che non si possa calunniare un’associazione dicendo cose del genere. Non si può accusare un’associazione di voler corrompere degli adolescenti per farci orge. Si tratta di un’accusa molto pesante e del tutto infondata. Eppure la notizia sollevò un polverone da parte di cattolici, omofobi vari e (presunti) liberali che gridarono alla censura da parte di (sempre presunte) lobby gay. Come sempre mi capita anche allora rimasi basito nel vedere come molte persone non riescano a comprendere la differenza tra “opinione” e “calunnia”. Nel primo caso si tratta di idee la cui espressione deve essere libera e tutelata mentre dall’altro si tratta di falsità ingiuriose che devono essere messe al bando, soprattutto e a maggior ragione quando inducono all’odio verso un intera categoria di persone, che si tratti delle persone glbt, degli stranieri o di chiunque altro. Mi è capitato più volte di discutere anche aspramente con atei che diffondevano messaggi volgari, falsi o imprecisi sulla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, nonostante io non sia Cattolico Romano e non ami particolarmente tale chiesa. Ciò nonostante non accetto la diffamazione, chiunque la subisca. Vedo però, sia a destra che a sinistra, sia tra i religiosi che tra gli atei, sia tra gli omofobi che tra gli attivisti glbt una incapacità di cogliere la reale portata di una dichiarazione e la differenza tra falsità infondate e calunniose e opinioni fondate e ben argomentate. Un’incapacità inquietante, che crea una confusione notevole nell’agone politico e che dà modo a furbetti di ogni tipo di cavalcare le falsità e i qualunquismi per i propri scopi. Basti vedere la politica del capo della Lega Nord, Matteo Salvini che da sempre (da ben prima di assurgere al suo attuale ruolo e potere) inveisce contro stranieri e nomadi invocando misure forti e violente come le ruspe per le baracche senza però proporre mai una soluzione vera e concreta. Del resto non gli converrebbe farlo. Se il problema Rom o quello migratorio fosse risolto lui non avrebbe più nulla su cui fare demagogia e guadagnare consensi. Dico questo per sottolineare come tale incapacità di discernimento (conosciuta come analfabetismo funzionale, problema assai diffuso in Italia) sia anche colpa di una politica corrotta che artatamente diffonde confusione e falsità e che fa di tutto per ridurre la cultura e la capacità critica della gente per continuare a perpetrare corruzione e interessi privati. E questo è un atteggiamento diffuso in tutto l’arco parlamentare (eccettuato forse il Movimento 5 Stelle, i cui membri comunque non dimostrano di avere le capacità per affrontare organicamente la crisi culturale italiana essendo, almeno in parte, anch’essi espressione del qualunquismo del nostro Paese) e su cui tutte le persone di buona volontà, siano esse di destra o di sinistra, liberali o socialisti, dovrebbero interrogarsi. La libertà, comunque la si intenda, è possibile solo in sistema onesto, materialmente e, forse soprattutto, intellettualmente. Altrimenti ci saranno solo promesse di libertà per poi imporre solo privilegi e interessi corrotti a tutti. Credo che il nostro Paese non possa risorgere dalla crisi senza fare un “mea culpa” e ricominciare a condurre la politica con onestà intellettuale, per il bene del Paese e non per tutelare i privilegi dei pochi potenti e gli interessi dei loro amichetti. Avere un governo di persone oneste, indipendentemente dallo schieramento politico, sarebbe già un immenso passo avanti. Purtroppo, vedendo l’azione del governo Renzi, temo che un governo intellettualmente onesto non sia che un sogno lontano. Mala tempora currunt…

Enrico Proserpio

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