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mercoledì, 17 Luglio, 2024

LAVORO E IMPRESE: E' SCONTRO GOVERNO-REGIONE LOMBARDIA. Aprea boccia il DL Lavoro, Maroni promette ricorso contro Renzi

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Ieri Alfano, durante un incontro elettorale a Milano, ha lodato l’operato di Ncd nel governo di Matteo Renzi, parlando di “luna di miele con il paese”, ma non lo stesso si può dire per Regione Lombardia. Tra i risultati ha citato i famosi 80 euro in più in busta paga, e ha parlato del tanto discusso DL sul lavoro. In un primo momento il leader del Nuovo Centrodestra aveva criticato l’impostazione del decreto, diverso a suo dire dagli accordi iniziali, a causa delle pressioni della minoranza più a sinistra del PD. Da un vertice di maggioranza era poi uscita la decisione di porre la questione di fiducia, e quindi di nuovo tutti uniti.

Milano, consiglio regionale LombardiaDiverse sono le critiche, non solo da parte di Ncd ma anche del PD stesso, oltre che da Forza Italia e dalla Lega. Particolarmente accesi sono gli attacchi provenienti da Regione Lombardia, attraverso l’assessore al Lavoro Valentina Aprea. Obiettivo delle critiche rimane soprattutto la flessibilità in entrata, ridotta dal decreto su pressione del PD. Per questo, dichiara l’assessore: “Regione Lombardia boccia la versione del decreto lavoro su cui il Governo ha chiesto la fiducia, perché non soltanto stravolge l’impianto originario del decreto, ma arriva ad irrigidire la disciplina della flessibilità in entrata precedente al decreto stesso”.

“Evidentemente – spiega l’assessore – la lezione della riforma Fornero non ha insegnato nulla. Non è bastato constatare che le scelte delle imprese non possono essere modificate per decreto, senza determinare una contrazione dell’occupazione”. Il 70% delle assunzioni nel 2013, infatti, sono state effettuate attraverso contratti a tempo determinato, nonostante i maggiori costi stabiliti dalla legge dell’ex ministro Fornero. Per questo, continua l’assessore Aprea, “avevamo salutato positivamente il decreto Poletti perché siamo convinti che le imprese debbano essere libere di assumere con qualunque tipologia contrattuale, purché i lavoratori siano sostenuti con un robusto sistema di politica attiva che li aiutino nella transizione tra un contratto di lavoro ed un altro e tra un’impresa ed un’altra”.

Una differenza ideologica di impostazioni, quindi, che però per Regione Lombardia, in vista di Expo 2015, potrebbe contrarre le opportunità lavorative che necessariamente si apriranno: “Al contrario, in vista di Expo regione Lombardia si sarebbe aspettata che il limite massimo di contratti temporanei che ciascuna impresa può stipulare potesse essere aumentata tramite accordi territoriali e aziendali, per non perdere nessuna possibilità occupazionale che sarà determinata dall’esposizione universale”. Questo l’attacco della Giunta regionale lombarda al nuovo DL Lavoro, che il Parlamento si appresta ad approvare grazie all’appoggio confermato del partito di Alfano.

renzi_alfano_internaAlfano, dal canto suo, continua a parlare di un ruolo di cambiamento per il suo Nuovo Centrodestra, che trova la sua ragione proprio nella continua presenza al Governo Renzi: “Il governo aveva approvato un decreto con un testo o un contenuto al quale noi avevamo dato 10 e lode, era bellissimo. La sinistra del Pd ha fatto fare correzioni che non abbiamo condiviso sul decreto che rimane comunque un passo avanti rispetto alla riforma Fornero”. Quindi continua l’appoggio a Renzi, nonostante la (debole) minaccia di far saltare la maggioranza in Parlamento: “Noi – ha spiegato infatti – siamo a sostenere un cambiamento contro tutti i frenatori che magari stanno in un determinato pezzo del Pd e siamo anche molto diversi da quelli che non sono ne’ carne ne’ pesce come Forza Italia che non sono buoni per fare opposizione perchè non hanno argomenti e non sono dentro al governo e non riescono a incidere”. “Andremo avanti – ha concluso – nel cambiamento a sostegno convinto a questo governo  riteniamo sia la soluzione migliore per portare avanti la riforma delle istituzioni, della legge elettorale e il cambiamento del mercato del lavoro”.

A dirla tutta, però, la lite Regione-Governo l’ha iniziata la decisione di Renzi di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale “Impresa Lombardia”, contenente tuta una serie di misure economiche considerate prioritarie dal governatore Roberto Maroni e dalla maggioranza di centrodestra (ma non solo, la legge era stata votata anche dal PD). E ancora ieri è continuata la protesta della Regione, che attraverso il governatore stesso ha annunciato l’intenzione di fare ricorso contro questa impugnativa. Maroni ha sottolineato inoltre come la legge in questione rappresenta “un valido sostegno al mondo delle imprese, oltre ad aiutare il ‘Made in Italy’ attraverso il ‘Made in Lombardia’ e introdurre la sperimentazione di una moneta complementare come già avviene in altre Regioni del Paese. Non si capisce quindi – si è chiesto – perché altrove certe cose vanno bene e da noi no. È una ritorsione contro le eccellenze della Lombardia? Spero di no – ha detto il presidente della Giunta regionale – noi comunque questa legge la applicheremo e la attueremo in ogni caso”. 

In aggiunta alle turbolenze recenti all’interno della maggioranza che governa Regione Lombardia, con Ncd sempre più in pressing per un rimpasto, sono molti i motivi di tensione tra la Giunta regionale lombarda e il partito di Alfano, presente nel centrodestra di maggioranza in Regione ma anche nel centrosinistra al Governo a Roma. Il risultato è l’accentuarsi dei toni e l’appesantirsi degli attacchi tra le due diverse istituzioni e i diversi partiti che le compongono. E’ ormai entrata nel vivo la campagna elettorale per le elezioni europee.

Gabriele Legramandi

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