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mercoledì, 17 Luglio, 2024

#conosciiltuosguardo. Nessuna emozione va “combattuta”

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[…segue…]

Proseguendo l’analisi fin qui fatta sul tema della consapevolezza emotiva e sull’influenza che questa ha sulla nostra realtà, oggi vi propongo alcuni stralci tratti da un bel libro: SaYa, Ho’OPONOPONO, La pace comincia con te, Casa Editrice Uno. 

Scrivono gli autori: «Tutte le emozioni “negative” derivano dalla paura e nessuna emozione va combattuta».

Questa frase dovrebbe diventare nostra costante compagna di viaggio. Questo è un concetto importantissimo da tenere sempre presente. La sua dimenticanza è spesso causa di enormi mali, scrivono gli autori. 

«Il pensiero che ci procura dolore è dato principalmente dal ricordo della tensione associata alla sperimentazione della sofferenza. Quando viviamo una esperienza negativa, la tensione che scaturisce dalla sperimentazione di questa situazione rimane fissata nei nostri ricordi anche per moltissimo tempo, a volte per sempre». 

C’è un vecchio detto popolare che recita: “Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore”. Malgrado questa affermazione non possa essere assolutizzata rende però bene l’idea di quanto stiamo dicendo: «Il funzionamento della nostra mente richiama automaticamente in superficie certe sensazioni, ogni volta che la realtà produce delle situazioni associabili a quelle già vissute». 

Possiamo affermare che è facile riconoscere questi pensieri. Sono quelli che ci provocano sensazioni di disagio e malessere. Generalmente innescano un circolo vizioso. Più ci fanno stare male più non riusciamo a non porci l’attenzione. 

«E’ evidente a questo punto che il pensiero che produce dolore è assolutamente involontario e procura sentimenti ed emozioni negative formando un circolo vizioso molto pericoloso, soprattutto se vissuto inconsapevolmente». 

Questi sentimenti negativi manifestano nella realtà fisica altra negatività perché quando ci sentiamo tristi, arrabbiati, ecc., mettiamo in moto una sorta di “meccanismo creativo” che richiama e riproduce altra tristezza, rabbia, ecc. Di solito capita, proprio per questo motivo, che si realizza, come una sorta di “profezia che si autoavvera” quello che si teme. Scrivono i nostri autori: «[…] Se ti preoccupi per qualche cosa e focalizzi la tua attenzione su ciò che temi, realizzerai i tuoi timori». 

[…continua…]

di Angelo Portale

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