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lunedì, 29 Aprile, 2024

WEB TAX: PER IL SENATO È OK, MA DAL 2019

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Dal 1 gennaio 2019 sarà operativa la Web Tax, dopo essere stata approvata con voto unanime dalla commissione di Bilancio di palazzo Madama. La nuova tassa ha avuto luce da una proposta dell’Unione Europea, che ha però dato la possibilità di schierarsi in maniera autonoma per la sua integrazione nei vari Stati europei. Fin da subito l’Italia si è messa in un’ottica a favore: ha portato avanti la proposta di un modello di tassazione dei profitti che consideri dove questi vengono generati e non invece dove l’azienda ha il proprio domicilio fiscale.

A partire proprio da questo progetto, le cui fondamenta sono attribuite al presidente del PD della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, si è arrivati alla completa accoglienza da parte della Commissione senatoria. “Una tassa su quanti estraggono ricavi miliardari dall’Italia, fatturando da paradisi fiscali, senza pagare imposte grazie alle possibilità offerte dalle tecnologie digitali. Un privilegio che distorce la concorrenza con le imprese italiane, che le imposte le pagano, e che erode la base imponibile con quale lo Stato paga ospedali, scuole, giustizia, sicurezza. La Web tax è ormai doverosa e agli intermediari finanziari assegna un compito sostenibile – ha sostenuto Mucchetti – per capirci, nel 2016 Google ha estratto dall’Italia ricavi stimati in 2 miliardi, ma ne ha dichiarati 90 milioni pagandone meno di 5 per imposte. Google non è l’eccezione, ma il caposcuola”

Ma in cosa consiste effettivamente questa nuova tassazione? Essa prevede il versamento del 6 per cento sui ricavi derivanti da servizi o beni di natura digitale. L’imposta andrà a colpire i grandi gruppi internazionali che operano nel nostro Paese, ma anche le aziende minori ad esclusione di imprese agricole, di soggetti che hanno aderito al regime forfettario e dei “minimi”. Come avverrà praticamente questa applicazione sarà delineato l’anno prossimo: il 30 aprile 2018 sono già stati fissati i primi provvedimenti attuativi.

I suoi effetti si dovrebbero far sentire a partire dunque dal 2019: la ragioneria di Stato ha stimato il valore dei ricavi del mercato digitale italiano di circa 3,8 miliardi di euro. Ma come ha concluso Mucchetti: “non subito, ci vorrà del tempo”.

Sofia Airoldi

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