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martedì, 19 Marzo, 2024

L’AQUILA E IL SERPENTE, METAFORA SIMBOLICA

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di Stefano Sannino

 

L’aquila ed il serpente sono da sempre percepiti come simboli legati al mondo celeste ed al mondo terreste, in contrapposizione tra loro secondo le raffigurazioni moderne. Non sempre, però, nella storia umana questi due animali sono stati nemici, ed anzi vi era un tempo in cui l’aquila ed il serpente erano legati dalla mitologia e dalla loro funzione simbolica, evidenti rimandi ad una realtà che necessita di entrambi i fattori, sia quello celeste che quello ctonio, ossia sotterraneo, terreno. 

La storia di questa improbabile amicizia viene narrata per la prima volta nel mito accadico di Etana, nel quale aquila e serpente condividono lo spazio abitativo e per questo stringono un patto per il quale nessuno avrebbe attaccato l’altro. Arrivò un momento, nel mito, in cui però la nidiata dell’aquila si nutrì della prole del serpente portando così questo a chiedere vendetta e a scontrarsi con l’aquila stessa. 

In realtà non è solo questo mito medio-assiro a mettere a confronto i due animali, ma anche nell’intera poesia iliadica di Omero, aquila e serpente sono un binomio simbolico che accompagna tutta la narrazione e nel quale un elemento non può fare a meno dell’altro, poiché ambedue sono il veicolo attraverso cui Zeus esprime la sua volontà ed il suo favore alla fazione degli Achei piuttosto che a quella dei Troiani. 

Se l’immaginifico dell’aquila è però rimasto pressoché invariato nel corso dei secoli rimandando alle sfere della maestà e della purezza, quello del serpente è mutato radicalmente. 

Laddove infatti esso era prima animale fedele e onorevole, pericoloso ma giusto, simbolo del favore degli dei, dopo il passaggio alle religioni semite-cristiane, il serpente ha visto mutare la sua reputazione in modo profondo e definitivo, in modo naturalmente negativo e portando nell’immaginario comune l’idea di serpente che tutti abbiamo oggi. La storia dell’aquila e del serpente ed i miti ad essa legati, ci insegnano invece che anticamente era comune ritenere che al fine di mantenere l’equilibrio tra i contrari e di interpretare la volontà divina, era necessario tenere in considerazione entrambi i simboli e che, quindi, l’Olimpio Zeus – divinità celeste per antonomasia – poteva servirsi tanto del prediletto animale celeste, quanto del suo corrispondente terrestre. 

Questa magnifica metafora, simboleggia l’esigenza di guardare alla natura come un unicum, un insieme senza soluzione di continuità, in cui i simboli che spesso ci sembrano contrapposti sono in realtà legati da un comune destino e simbolismo, del pari alle cose del mondo che ci sembrano spesso in contrasto e che sono, invece, più simili di quanto pensiamo.

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