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martedì, 19 Marzo, 2024

Omicidio Spinea: emergono nuove prove.

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di Daniela Buonocore

Solo pochi giorni fa l’Italia intera ha appreso la notizia dell’omicidio consumatosi a Spinea, vicino a Venezia. La vittima, una donna di quarant’anni, è stata uccisa dal compagno trentacinquenne. L’omicidio si è consumato all’interno della loro casa, davanti agli occhi atterriti del loro figlio di soli quattro anni. Secondo le ricostruzioni, l’uomo, dopo aver massacrato il corpo della quarantenne con una lama, avrebbe detto al figlio che la mamma era caduta, dopodiché ha chiamato le forze dell’ordine per far rinvenire il corpo della donna. Ad oggi emergono nuove tracce, ma soprattutto la testimonianza di una cara amica della donna, che ha descritto l’assassino come un uomo estremamente violento, dal quale tutti si sarebbero aspettati certe reazioni come quelle fatte nei riguardi di Lilia. La donna racconta anche di una frase pronunciata dall’uomo, che rivolgendosi alla sua compagna le ha detto: “ti faccio a pezzi e ti spedisco in valigia a tua madre in Moldavia”. Proprio per questo la donna aveva spinto Lilia a sporgere denuncia contro il trentacinquenne, anche perchè le liti non erano occasionali, ma facevano anzi parte della quotidianità. I primi casi di violenza risalgono già al 2016 e sono poi peggiorati nel 2018 con la nascita del bambino. Le cose erano peggiorate tanto da far decidere alle altre due figlie della vittima di andare a vivere in un Comune vicino, perché non erano più disposte a sopportare questi continui maltrattamenti. Le ragazze hanno anche tentato di portare con sé madre, ma quest’ultima non ha voluto. Ad Agosto, però, dopo essere stata presa a schiaffi, calci e pugni dall’ex compagno, ha finalmente sporto denuncia. Nonostante le innumerevoli dichiarazioni, le ferite e il referto medico dell’ospedale, quell’uomo ancora non era stato fatto allontanare da casa. Da qui partono ovviamente le critiche e l’attacco alle Istituzioni per non essere intervenute prima della tragedia. Al momento, l’uomo che si trova in stato di fermo nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia, si è chiuso nel silenzio più assoluto, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Resta ora l’attesa per la chiusura del caso, mentre l’Italia piange ancora una volta una giovane donna vittima di un di un omicidio commesso in nome dell’ “amore”.

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