di Daniela Buonocore
Che la scienza faccia dei progressi esorbitanti è ormai un dato di fatto, ma che la ricerca possa arrivare ai limiti dell’immaginabile, ancora ci allarma. Quello che può apparire come un film di fantascienza, in realtà è una certezza che esiste già da tempo. La società della Silicon Valley tempo fa iniziò la sua sperimentazione impiantando con successo un microchip di intelligenza artificiale, all’interno della scimmia macaco Pager, la quale dette fin dall’inizio forti segnali di ricezione dalle direttive esterne. A tale sperimentazione susseguì quella di Gertrude, una maialina reclutata dal direttore di sperimentazione della clinica, per poter così eseguire trial sugli esseri umani. Mausk, il direttore, dopo l’installazione del microchip di una grandezza di 8 mm all’interno del cervello di Gertrude, osservò i suoi movimenti per circa due mesi e la maialina, così come accadde per la scimmia prima di lei, seguiva con precisione ogni tipo di ordine dato dall’esterno, quasi come se avesse perso completamente l’autonomia del proprio corpo.
Mausk ha spiegato che questo è un esperimento che porterà alla cura di malattie umane che potranno essere guarite senza l’intervento di fili nel cervello, utilizzando semplicemente gli elettrodi. Ciò avverrebbe perché il cip impiantato nella testa controlla e veicola tutto ciò che il cervello vede e sente, tanto da modificare ed eliminare anche la malattia e l’idea della stessa.
La maialina, infatti, mangia e cammina senza neanche saperlo. Pertanto qualcuno lo ritiene pericoloso ed inopportuno. Lo scienziato Raphael Just sottolinea che tale tecnologia, purché innovativa, potrebbe risultare alquanto pericolosa se venisse utilizzata per fini commerciali, specialmente se si decidesse di adoperarla anche sull’uomo. In tal caso si avrebbe una sorta di prospettiva surrealistica, come quella presentataci nel 1999 dal film Matrix.
Ma allora come porci dinnanzi a tale scoperta? Lo scienziato Raphael continua a sostenere il suo progetto, spiegando che si possa ricreare una sorta di cuffia da indossare, in modo tale che il cervello possa decidere se e quando vivere in maniera non autonoma, semplicemente togliendola dalle orecchie. Ma la domanda che nasce spontanea è: “nel momento in cui indossiamo le cuffie, e pertanto il cervello non riesce a percepire nulla che proviene dai sensi, come sarà possibile poi eliminare le cuffie, se il nostro cervello non ci ascolta? Il giornale Le Scienze Online ha riportato un interessante articolo che riassume lo stato attuale del pensiero scientifico sulla possibilità che il nostro mondo in realtà non sia reale, ma che si tratti di una simulazione virtuale, magari creata dagli alieni esistenti all’interno del nostro cervello. Chissà se alla fine non siamo già tutti frutto di un’intelligenza artificiale che ci guida dall’esterno come marionette in un teatrino chiamato mondo.