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martedì, 16 Luglio, 2024

La recessione tedesca e l’economia italiana

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La Germania è ufficialmente in recessione e ciò rappresenta un problema per l’Italia perché le aziende tedesche sono il principale sbocco delle esportazioni italiane. Per quanto comunemente si parli del made in Italy come moda e cibo, in realtà i primi settori per quantità di esportazioni sono quella della meccanica, della chimica e della farmaceutica. Molti prodotti esportati dalla Germania includono componenti di produzione italiana e per questo una difficoltà tedesca si riverbera sull’Italia. Il secondo partner economico dell’Italia è la Francia. In linea teorica questo dovrebbe essere un incentivo per una collaborazione politica fra le tre principali economie europee, ma spesso prevalgono gli interessi di parte e Germania e Francia si pongono in posizione antagonista dell’Italia. Esempi odierni sono la vendita di Ita a Lufthansa che viene osteggiata dalla Francia perché potrebbe rappresentare un ostacolo per la sua Air France o la gestione dell’immigrazione clandestina.

L’attuale recessione tedesca viene raccontata come causata dal rialzo dei tassi di interesse, dalla guerra ucraina, dall’inflazione, ecc. In breve si individuano le cause in fattori esterni e non in fattori endogeni. Per quanto dall’estero la Germania possa apparire una potenza, ha fatto delle scelte che l’hanno indebolita. Dopo due decenni di politica della cancelliera Angela Merkel, l’attuale situazione risulta aggravata anche da fattori esterni. La politica economica tedesca è stata basata su esportazioni, bassi salari relativamente alla situazione germanica, basso costo dell’energia e delle materie garantiti entrambi dall’alleanza con la Russia. In più la Germania voleva diventare l’hub europeo del gas russo che avrebbe comprato a basso prezzo per poi rivenderlo al resto dell’Europa creando di fatto una sua egemonia continentale. La guerra ucraina ha stravolto questi piani rivelando la fragilità economica di un piano basato su un unico fornitore. Le politiche ambientali prevedevano un uso massiccio del gas e pertanto avevano deciso di chiudere le centrali nucleari e purtroppo per loro non hanno avuto la flessibilità di capire che nelle attuali condizioni era meglio soprassedere. Per assurdo stanno impiegando di più il carbone che inquina molto di più. Un rallentamento dell’economia globale ovviamente mette in difficoltà le esportazioni, l’inflazione mangia i salari e i lavoratori giustamente chiedono aumenti, il costo dell’energia è aumentato così come il denaro in prestito e l’insieme di tutti questi fattori pone in difficoltà l’economia tedesca. Per l’Italia questo rappresenta un problema e le imprese italiane dovranno cercare ulteriori sbocchi di mercato per compensare eventuali riduzioni dell’export verso la Germania e chiaramente non è un’operazione immediata e facile e questo avrà un impatto negativo sul PIL italiano. La nota positiva della crisi ucraina è che se l’Italia si gioca bene le sue carte potrebbe diventare l’hub europeo del gas proveniente dall’Africa e dal medio oriente. L’acquisto del gas africano potrebbe aiutare quelle popolazioni e avere forse come effetto secondario la riduzione dell’emigrazione verso L’Europa.

di Vito Foschi

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