Home Cultura La parola di Dio_ le lettere ebraiche ed il loro simbolismo (XIV)

La parola di Dio_ le lettere ebraiche ed il loro simbolismo (XIV)

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Nome: Mem

Valore Ghematrico: 40

Significato: Acqua/Acque

Da un punto di vista grafico, la lettera Mem è scritta allo stesso modo della parola màjim, acque, che compare per la prima volta nel libro della Genesi. In questo caso specifico, la parola màjim non è impiegata dunque per indicare l’acqua quale elemento cosmico, ma piuttosto le «acque primordiali» su cui si muove lo spirito di Dio. Prima della Creazione, dunque, vi erano tre elementi che coabitavano lo spazio del Cosmo: lo Spirito di Dio, il Caos e le Acque primordiali.

Per una questione simbolico-culturale siamo però abituati a pensare all’acqua come ad un elemento univocamente positivo, la cui funzione primaria è purificatoria e che viene dunque impiegato, ritualmente, per mendare l’impurità da una persona o da un oggetto. La realtà dei fatti è, tuttavia, più complessa.

L’elemento acqua, a cui la lettera Mem è legata, ha sia una valenza positiva che una valenza negativa. Numerosi sono i casi sia biblici che non in cui l’acqua ha assunto una simbologia distruttiva; basti pensare, in questo senso, alle acque del diluvio universale che, pur mantenendosi all’interno della sfera simbolica della purificazione, acquisiscono anche una valenza deleteria per coloro che non possono essere salvati. O ancora, sebbene più lontano dalla cultura ebraica, basti pensare alle paludi di Lerna, dove secondo una credenza greca abitava un terribile serpe a tre teste, l’Idra. L’acqua non è dunque solamente un elemento che scorre e che, con il suo movimento, porta purificazione e sacralità, ma al contrario può anche essere un elemento stagnante o irruento, che con la forza annienta e corrompe i nemici degli dèi.

Tornando alla sfera culturale ebraica, invece, vi è un’altra leggenda che bisogna tenere in considerazione e che mette in stretto collegamento la Mem con la Alef: stiamo parlando del celeberrimo Golem di Praga.

Secondo una leggenda poi entrata nel sostrato culturale della Cabala pratica, il Golem  sarebbe stato creato dal Maharal di Praga, Loew ben Bezalel, per difendere la comunità ebraica dall’accusa di sacrificio rituale ai danni di un bambino cristiano. Recatosi lungo le sponde del fiume, il Maharal avrebbe dunque utilizzato l’argilla per modellare una forma antropomorfa e gli avrebbe poi donato la vita incidendogli sulla fronte la parola Emet, verità (scritta Alef-Mem-Tau).

Venuto il momento di distruggere la sua creatura, il Maharal si sarebbe limitato ad eliminare dall’incisione la Alef, ovverosia la lettera di Dio, lasciando quindi la parola met, morte.

Questa leggenda, che come detto è poi entrata a far parte di tutte quelle pratiche magico-spirituali facenti parte della Cabala pratica, ci mostra come la lettera Mem, esattamente come l’elemento acqua, possa assumere una doppia valenza: vivificatrice se impregnata della presenza di Dio, mortifera se lasciata a se stessa. Il Golem di Praga in particolare e la lettera Mem in generale portano con sé dunque anche un messaggio teologico: senza Dio, non vi è che la morte.

di Stefano Sannino