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sabato, 9 Novembre, 2024

La parola di Dio – le lettere ebraiche ed il loro simbolismo (X)

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Nome: Yod

Valore Ghematrico: 10

Significato: Mano

La Yod è, senza dubbio alcuno, una delle lettere più interessanti dell’alfabeto ebraico. Essendo una consonante, come sappiamo, essa viene pronunciata come una i. Come abbiamo già avuto modo di vedere negli articoli precedenti, infatti, l’ebraico biblico è una scrittura consonantica, priva cioè di qualsiasi tipo di vocale. Le vocali furono introdotte solamente durante il periodo mesoretico dalla Scuola Tiberiense e vengono da allora indicate attraverso l’ausilio di appositi segni di interpunzione allocati sulle consonanti stesse. Per distinguere la i vocalica dalla i consonantica, dunque, si impiega un piccolo puntino posizionato, nel caso della vocale, sotto la consonante precedente la Yod.
Nella traslitterazione in italiano questa distinzione rimane grazie all’ausilio della y e della j, con le quali la Yod viene sovente traslitterata. 

L’importanza della Yod viene avvalorata dal fatto che numerose sono le parole fondanti che cominciano per questa lettera, come per esempio il nome ineffabile di Dio. In ebraico, la doppia Yod viene impiegata convenzionalmente come abbreviazione di Adonai. Anche nella parola hallelù-jà (lodate il Signore) troviamo una Yod con questa funzione. Un’altro fatto rilevante, entrato poi nella cultura orale ebraica attraverso un racconto rabbinico, è relativo ai segni di interpunzione che, nel testo originale della Bibbia, indicano il termine di un versetto. A differenza dell’italiano, dove la fine di una farse è indicata da un punto, in ebraico questa è segnata con l’ausilio di due punti, uno sopra l’altro, molto marcati e, pertanto, molto simili a due Yod. Un racconto orale ci dice, dunque, che un ragazzo, leggendo la Bibbia, si confuse e lesse Adonai alla fine di un versetto, poiché gli era stato insegnato che due Yod una accanto all’altra erano una abbreviazione del nome di Dio. Il suo maestro lo corresse e gli disse che non può esserci il nome di Dio quando due Jid[1] sono uno sopra l’altro. 
Ecco dunque che le due Yod alla fine di ogni verso biblico assumono anche una valenza etica oltre che gnoseologica: esse, infatti, non hanno il compito di indicare il nome di Dio, proprio perché sono poste l’una sopra l’altra. Questo significa che Dio, e gli ebrei, possono esistere solo se le due Yod sono una a fianco dell’altra, come pari. 

Questa significazione sociale della Yod è avvalorata dal fatto che sia jid (ebreo) che YHWH hanno la medesima prima lettera. Inoltre, possiamo notare come la Yod, qualora maiuscola, indichi sempre Adonai, mentre quando minuscola sia atta ad indicare l’ebreo o, perfino, Israele e dunque tutta la comunità ebraica. 
Dio predilige Israele dunque perché lo ama e lo ama proprio perché è piccolo ed insignificante. 

La Yod è dunque una lettera che ci racconta il mistero di un amore apparentemente insensato di un Essere onnipotente per un popolo piccolo e debole; eppure, allo stesso tempo, la Yod ci racconta della grandezza del destino di Israele, grande proprio perché insignificante, fondamentale proprio perché piccolo. Esattamente come la Yod stessa.


[1] Jid è un termine equipollente a Yod. Tuttavia, l’impiego di questo termine specifico può indicare, nel racconto, non solo “due Yod”, ma anche “due ebrei”. Jid è infatti il termine jiddish che significa “ebreo”.

di Stefano Sannino

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