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giovedì, 25 Aprile, 2024

La parola di Dio – le lettere ebraiche ed il loro simbolismo (VI)

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Nome: Waw

Valore Ghematrico: 6

Significato: chiodo

Anche la Waw, proprio come la la Daleth, assomiglia ad una T spezzata a metà. Nell’alfabeto ebraico, che definiamo quadratico proprio perché ciascuna lettera è graficamente tracciata a designare completamente o parzialmente i bordi di un quadrato immaginario, sono numerosi gli esempi di lettere che assumono questa forma.

Questo tipo di somiglianza tra le lettere rende difficile la lettura di testi ebraici scritti con software informatici appositi, mentre le differenze tra le singole lettere sono ben più evidenti nel caso della scrittura a mano e specialmente nel rashì, un corsivo medioevale dal quale si è poi evoluta la scrittura ebraica moderna.

Se la forma della lettera può creare al lettore qualche preoccupazione, anche per quanto riguarda la pronuncia non vi sono certezze assolute. Ciò che sappiamo è che oggi questa consonante viene pronunciata “V”, ma non è da escludersi che in origine essa avesse un suono molto più vicino alla “W” inglese che non alla “V” italiana. Inoltre, vi sono casi in cui la Waw è pronunciata come una “O” o, talvolta, come una “U”[1].

A livello linguistico e dunque simbolico, possiamo invece notare che la Waw è, senza dubbio, la lettera della congiunzione. Quando non è posizionata all’interno di parola, essa è infatti impiegata come congiunzione «e» davanti ad una parola: «e disse», «e andò».[2]

L’importanza della Waw è ricalcata dal fatto che la lingua ebraica era in origine una lingua paratattica e dunque, priva di proposizioni dipendenti (ipotattismo). Il fatto quindi che la congiunzione coordinata «e» sia, in ebraico, proprio la Waw dovrebbe darci un quadro piuttosto completo dell’importanza di questa lettera: senza la Waw non vi sarebbero frasi coordinate e dunque, non sarebbe possibile strutturare un periodo.

Waw ha, in ebraico, molteplici significati. Chiodo, asse, pilastro, tutte le possibili traduzioni rimandano però alle idee di verticalità e di fissità alla Terra, su cui vale decisamente la pena soffermarsi. Il fatto che a livello grammaticale la Waw sia l’anello di congiunzione tra la proposizione principale e la coordinata dovrebbe farci intuire anche l’importanza simbolica che una simile congiunzione, analizzata però in senso verticale, ha per il popolo ebraico. La Waw è infatti l’anello di unione tra Dio e l’uomo, tra il mondo uranico e quello terreno, tra il metafisico ed il fisico. Per mezzo della Waw viene creato un ponte verticale attraverso cui l’uomo può ricongiungersi al suo Creatore. Casualmente, nella Cabala, il numero sei corrisponde a Tiphareth, l’attributo divino della Bellezza. La bellezza è infatti proprio la via privilegiata per risalire alla Corona, Keter, dove Yahweh ṣĕbā’ōt, il Signore degli Eserciti, ha il trono della sua Potestà.


[1] cfr. G. Deiana, Guida allo studio dell’ebraico biblico, Claudiana, Roma 1990

[2] Paolo de Benedetti, L’Alfabeto Ebraico, Morcelliana, Lavis 2011, p.46

di Stefano Sannino

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