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venerdì, 11 Ottobre, 2024

IL GOVERNO DRAGHI PUÒ ANCORA DIFENDERE IL MINISTRO DELL’INTERNO?

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di Alessandro Giugni

Dopo aver assistito sgomenti ai violenti scontri verificatisi a Roma, è impossibile non soffermarsi a riflettere circa la mala gestio che da due anni a questa parte contraddistingue l’operato del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
Quanto avvenuto Sabato 9 ottobre era ampiamente prevedibile, anche e soprattutto considerando che da mesi molte piazze d’Italia sono divenute teatro, settimana dopo settimana, di crescenti movimenti di protesta contro il Decreto-Legge 21 settembre 2021, n. 127, sulla base del quale il Green Pass diverrà obbligatorio sul luogo di lavoro a partire dal 15 ottobre.
Non solo.
Tra i dodici arrestati dalle Forze dell’Ordine spicca il nome di Luigi Aronica, sul curriculum giudiziario del quale grava una condanna a 18 anni di carcere per i reati di stampo terroristico commessi con i NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), la più violenta organizzazione di stampo neofascista che operò durante gli Anni di Piombo e della quale egli fu uno dei padri fondatori. Come è possibile che un personaggio del calibro di Aronica riesca tutt’oggi a prendere parte a manifestazioni di piazza e a fomentare gli animi senza che il Viminale sia in grado di prevenire il suo operato?
E ancora.
A fronte del fatto che, a oggi, 2.2 milioni di lavoratori siano sprovvisti del Green Pass e che tra essi figurino oltre 20.000 agenti delle Forze dell’Ordine, come può il Ministro Lamorgese disertare l’incontro con i vertici del Dipartimento della pubblica sicurezza finalizzato a chiarire gli innumerevoli dubbi inerenti al Decreto-Legge che da venerdì esplicherà i suoi effetti?
In una nota pubblicata sul proprio sito (liberamente consultabile cliccando qui), la Federazione Fsp Polizia ha duramente contestato l’operato della Lamorgese. Fin dal 24 settembre, infatti, il Sindacato aveva richiesto un incontro tra il Ministro e i vertici del Dipartimento della P.S. al fine di risolvere le criticità politiche e tecnico-operative del Decreto. Le problematiche sono molteplici.
In primis, «In mancanza di obbligatorietà», si legge nella nota, «la scelta è dunque lasciata alla volontà dei singoli; è però evidente che oggi per la nostra Amministrazione mettere in pratica questa decisione politica è pressoché improbabile se non impossibile». È evidente come la scelta del Governo di non imporre formalmente la vaccinazione, ma di renderla de facto imprescindibile per esercitare qualsivoglia professione, abbia creato i presupposti affinché alcuni cittadini, membri delle Forze dell’Ordine compresi, decidessero di non sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, finendo per risultare impossibilitati, a partire dal 15 ottobre, ad adempiere alle proprie mansioni.
In secundis, la Federazione Fsp Polizia ha evidenziato alcune problematicità pratiche che, a seguito della diserzione da parte del Ministro dell’Interno all’incontro predetto, resteranno irrisolte. Cosa succederà, infatti, nel momento in cui, durante il servizio, dovessee scadere la validità del Green Pass ottenuto da un agente delle Forze dell’Ordine a seguito della sottoposizione a un tampone? «La nostra amministrazione […] con migliaia di ore di servizio straordinario emergente ed obbligatorio giornaliero non si può conciliare con i tempi stringenti della validità del green pass. Nel lavoro di un poliziotto spesso si sa quando si inizia e non si sa quando si finisce e un servizio può protrarsi per sei, dieci, diciotto ore consecutive e, se nel frattempo scade il green pass, che si fa? Su chi ricade l’eventuale lavoro lasciato a metà?». O, ancora, cosa accadrà laddove un poliziotto, pur adottando la massima diligenza, dovesse trovare le farmacie intasate e non dovesse riuscire a fare il tampone (o ad avere i risultati) nei tempi utili? L’onere di sopperire alle conseguenti carenze di organico e il peso delle disfunzioni organizzative e politiche finiranno per essere scaricati unicamente su coloro i quali hanno liberamente deciso di sottoporsi alla vaccinazione?
A fronte di tutte le inottemperanze poc’anzi esposte, non può che sorgere una domanda: siamo così sicuri che il Ministro Lamorgese non possa, o, meglio, non debba essere messo in discussione?

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