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giovedì, 18 Luglio, 2024

ENRICO LETTA CANDIDATO A SIENA. CHE CORAGGIO!

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di Abbatino
Le elezioni suppletive nei collegi uninominali avranno luogo nello stesso giorno delle amministrative. A Siena, Padoan ha lasciato un collegio sguarnito per andare a fare un lavoro profumatamente pagato, come quello di presidente di CDA di UniCredit. È chiaro che le sue doti professionali non si discutono, ma la politica è altro. Già il prof. Monti, dalle grandi capacità professionali, fece un clamoroso flop politico. Adesso che Padoan ha lasciato il parlamento si aprono le elezioni suppletive nella terra del palio e nella sua provincia, con l’aggiunta di alcuni comuni della val di chiana, collegio così come disegnato dalla ormai archiviata legge elettorale. Al posto di Padoan si contendono il collegio un imprenditore senese, Marrocchesi Marzi e, udite udite, Il segretario del PD Enrico Letta. È chiaramente la via facile per tornare in parlamento, per il sereno Enrico, luogo nel quale si fa la politica per eccellenza. Sembra un collegio facile facile, ad una prima analisi. Ma siamo certi che sia così? Perché il centro destra è cresciuto molto in tutta la Toscana, vince in luoghi impensabili ormai. Rispetto al 2018, c’è stato un certo rafforzamento della compagine di centro destra che andrà unita a questa competizione. Il Movimento 5 Stelle starà con il PD alle suppletive? Oppure no come nel 2018? Tanti gli interrogativi, molti i dubbi. È certo che la terra senese da sempre è considerato un collegio rosso, ma a Siena governa il centro destra da alcuni anni. Il disastro del Monte dei Paschi alimenta non poche polemiche e malumori nell’elettorato. Quindi, nonostante il coraggio da leoni, si fa per dire, di Letta, la battaglia è aperta. E il manovratore del PD troverà tanti amici ma anche tanta gente infuriata con lui e con il governo. Ha già messo le mani avanti: se perde, si dimette. Chissà che gli elettori non gli diano più dispiaceri di quanti glie ne sta dando il suo partito, sempre diviso e raffazzonato, che non riesce neppure a organizzare più le rinomate feste dell’Unità; pardon, democratiche.

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