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giovedì, 18 Luglio, 2024

#conosciiltuosguardo. LA CENSURA DELL’ALBERO DEL BENE E DEL MALE

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di Angelo Portale

 

«Non lo dovete toccare e non ne dovete mangiare altrimenti morirete». Questa “censura” è specificatamente ed esclusivamente protettiva. Non è per egemonia, prevaricazione, dominio. La proibizione è legata al possesso, cioè dominio, della «conoscenza del bene e del male».

E se Dio avesse detto questo proprio per risparmiarci il peso del dolore e del mistero di esso? Solo perché, in quanto creature, voleva difenderci da un rischio così alto?

Di fatto, il Creatore è Lui, quindi (di conseguenza e per definizione) l’unico capace fino in fondo di portare il peso di tutto ciò che esiste.

Io credo e penso che la “censura” fosse esclusivamente basata su tale intenzione: proteggerci. Ora, però, a causa della nostra disobbedienza, spesso siamo schiacciati dal peso del dolore e del male. Dio voleva risparmiare «l’apertura degli occhi» proprio perché sapeva che non saremmo stati in grado di poter guardare, capire, il mistero in questione, cioè la differenza radicale del bene e del male. Ed infatti non è che siamo in grado di capirla! Anzi, la sofferenza più grande di fronte al dolore e al male è proprio quella che non riusciamo a capirne fino il fondo il perché!

Il serpente ha interpretato la “proibizione”, volutamente con un certo criterio, facendo in modo di dipingere negativamente l’intenzione di Dio. Emerge così non solo la falsità e la cattiveria del serpente, ma la superbia dell’uomo: presumere di avere la capacità di conoscere-dominare il cuore infinito di Dio.

L’uomo, semplice creatura, ha pensato di sondare, l’abisso infinito del cuore di Dio. Ha scelto di sospettare del Suo Creatore.

Quando sospettiamo dell’intenzione dell’altro, non c’è bene che egli possa fare che non venga da noi interpretato male. Anzi, quanto più era profondo il legame, e quanto più saranno disinteressati i gesti d’amore, tanto più negativamente vengono interpretati da colui che sospetta.

A pagarne le conseguenze è sempre l’amore, la verità dell’amore e quindi Dio stesso che è Amore. A pagarne le conseguenze è la persona che ama: non viene capita, anzi viene interpretata come sospettabile, malfidata, interessata ad altro.

È un altro paradosso dell’amore. Un paradosso della libertà umana. Un altro paradosso della conoscenza: la possibilità di sbagliarsi, di interpretare male.

L’amore autentico si basa su una fragilità insostenibile e divina: richiede solo fiducia totale, gratuità, possibilità di essere fraintesi.

Il serpente ha fatto in modo che l’uomo fraintendesse Dio. Dio ha permesso questa possibilità pur di non negargli la libertà. Questa è la libertà profonda, quella di chi ama, quella di chi ama e mette in conto anche di non essere capito ma, poiché ama gratuitamente, continua ad amare e a lasciare libero l’altro.

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