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giovedì, 18 Luglio, 2024

CARLO FIDANZA (FdI): “AL DI LÀ DELLE FORMULE MATEMATICHE E DELLE DICHIARAZIONI DI FACCIATA, LA POLITICA È FATTA DI SCELTE, E LE PIÙ IMPORTANTI NON SI POSSONO RINVIARE IN ETERNO”

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di Susanna Russo

È eurodeputato italiano, capodelegazione al Parlamento Europeo e responsabile Esteri di Fratelli d’Italia. Ha iniziato la sua attività politica a Milano nelle fila del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano. È diventato il primo presidente provinciale di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Parallelamente ha iniziato la sua esperienza istituzionale, dapprima come Consigliere del Municipio 5 di Milano e poi come Assessore al Comune di Desio.

Nel 2004 ha conteso a Giorgia Meloni la presidenza nazionale del movimento, diventandone poi vicepresidente nazionale. Nel 2006 è stato eletto Consigliere Comunale di Milano nelle fila di Alleanza Nazionale di cui è stato Capogruppo. Nel 2008 ha aderito al Popolo della Libertà nelle cui fila, nel 2009, viene eletto Parlamentare Europeo. Nel dicembre 2012 è stato tra i dodici fondatori di Fratelli d’Italia di cui è diventato Capodelegazione al Parlamento Europeo e responsabile nazionale Enti Locali.  Nel marzo 2018 è stato eletto alla Camera dei Deputati nel collegio plurinominale di Milano nelle liste di Fratelli d’Italia.

Alle elezioni europee del 26 maggio 2019 è stato rieletto nella lista di Fratelli d’Italia, arrivando primo, dopo la leader Giorgia Meloni, e si è dimesso dalla Camera dei Deputati. Nel novembre 2019 ha pubblicato il suo primo libro Sopra le rovine. Idee forti a 30 anni dal collasso del comunismo.

 

Ha posto l’attenzione sui continui episodi di violenza e sulla situazione di degrado della città di Milano. Quali sono i principali errori dell’Amministrazione Sala?

«Sala ha completamente dimenticato le periferie, dove ha fatto alcune passerelle con le solite associazioni amiche, ma non ha affrontato i problemi di insicurezza e di degrado. Col risultato che insicurezza e degrado si sono diffuse anche alle zone centrali della città. E poi durante la pandemia il Comune è stato assente nel sostenere le aziende e gli esercizi commerciali più penalizzati dalla crisi. La laboriosità dei milanesi e la loro capacità di cavarsela sempre da soli, hanno coperto solo in parte le responsabilità della Giunta Sala che, mentre Milano languiva per il Covid, continuava imperterrita a disegnare nuove piste ciclabili inutili. Dei marziani rispetto alle priorità della città. Così come da marziani si sono comportati sostenendo tutte le rivendicazioni delle minoranze organizzate tanto care alla sinistra, dagli immigrati alla comunità LGBT, dimenticando la città reale.»

A proposito dell’Amministrazione Sala ha parlato di un grande malcontento da parte dei cittadini milanesi e si è detto sicuro che un’alternativa di centrodestra risolleverebbe le sorti. Le prossime Amministrative sono ormai vicine, e per Milano non ci sono ancora nominativi certi; ci saranno il tempo ed il modo per portare avanti una campagna elettorale efficace?

«Ne siamo convinti. Ancora pochi giorni e annunceremo il portabandiera del centrodestra. I dati dei sondaggi, ancora in assenza del candidato sindaco, ci dicono che possiamo giocare per vincere e siamo impegnati a scegliere la figura migliore per vincere e governare Milano. In particolare noi di Fratelli d’Italia stiamo battendo il territorio palmo a palmo riscontrando sempre maggior consenso. Non vediamo l’ora di iniziare la campagna elettorale vera e propria, sperando che l’avanzamento dei vaccini ci consenta di farla in mezzo alla gente come piace a noi.»

In Gran Bretagna, un trust del National Health Service sta valutando se utilizzare un linguaggio più inclusivo di genere per i servizi di maternità; questo porterebbe a delle modifiche lessicali, fino alla sostituzione della parola “mamma” con “genitore partoriente”. Tale deriva della politica gender inclusiva riguarda anche noi?

«È uno scandalo! Certamente questa deriva gender si sta diffondendo sempre più anche in Italia e il ddl Zan non è altro che la legittimazione di questa deriva da un lato, e il bavaglio verso chi la contesta dall’altro. Noi vogliamo difendere la famiglia naturale, il suo imprescindibile ruolo nella società, perché senza la procreazione non ci può essere futuro, e il suo altrettanto fondamentale presidio educativo. Vogliamo difendere i bambini e il loro diritto a crescere in un nucleo familiare con mamma e papà. Vogliamo difendere la donna dalla pratica abominevole dell’utero in affitto e dalla vergogna di chi, biologicamente maschio, dichiara di autopercepirsi donna e gareggia negli sport femminili discriminando le donne, oppure viene destinato ai reparti femminili delle carceri dove finisce col trovarsi a contatto con le vittime di cui sono aguzzìni. Vogliamo difendere i disabili, che vengono strumentalizzati con l’inserimento tardivo nel testo della legge Zan senza che ad essi siano estese tutele. Insomma vogliamo difendere le parti più deboli, quelle che non hanno tutte le multinazionali dietro. E lo vogliamo fare senza discriminare nessuno, senza odiare nessuno, riconoscendo ovviamente il diritto di amare chi si vuole ma senza imporre ideologicamente un altro modello di società.»

Secondo Crisanti le vaccinazioni procedono bene ma non è ancora abbastanza, e per questo richiede la geocalizzazione, da parte del cittadino, ogni qualvolta entri in un luogo pubblico, oltre che un’anagrafe vaccinale nazionale attraverso la quale si possa risalire a chi ancora non è stato vaccinato. È legittimo chiedere ciò?

«Francamente molti di questi esperti in questi mesi si sono distinti per la volontà ossessiva di chiudere tutto e controllare tutto. Sarebbe stato molto più utile se nei primi mesi della pandemia si fossero, ad esempio, concentrati sul redigere protocolli per le cure domiciliari dei pazienti paucisintomatici, così da ridurre l’affollamento dei pronto soccorso e salvare qualche migliaia di vite in più. Ma tant’è, era evidentemente più facile sostenere il lockdown totale, giusto per non sbagliarsi. Ora Crisanti propone una schedatura modello Grande Fratello: noi pensiamo che sia una follia da respingere in toto così come riteniamo una limitazione delle libertà individuali richiedere il Green Pass per entrare nei locali pubblici. Limitazioni che devono essere rimosse.»

Sono passati quattro mesi da quando il vostro leader ha deciso di non prender parte al governo Draghi, tempo sufficiente per iniziare a fare qualche bilancio. È stata la scelta giusta? Si può dire che ne abbiate tratto dei benefici?

«Si può dire che abbiamo fatto una scelta rischiosa senza pensare al tornaconto elettorale, in coerenza con i nostri impegni con gli elettori e con le nostre convinzioni. Evidentemente gli italiani ce lo hanno riconosciuto e hanno apprezzato. Ci fa piacere, anche perché avremmo potuto cavalcare la rabbia sociale delle chiusure insensate, dei mancati ristori e di tanti altri problemi. abbiamo dato voce a tante categorie disperate, facendo tante critiche e tantissime proposte, senza mai strizzare l’occhiolino alla violenza o a comportamenti irresponsabili. Credo che anche questo sia stato apprezzato.»

 I sondaggi mostrano Fratelli d’Italia in continua ascesa. È anche per questo che Salvini sta portando avanti un tentativo di federazione tra Lega e Forza Italia? Considerate questa come un’estromissione di Fratelli d’Italia?

«Assolutamente no. Reputiamo naturale che i partiti di centrodestra che sostengono Draghi si coordinino al meglio per arginare un asse Pd – M5S – LeU che è ancora maggioritario in questo Parlamento. Dopodiché siamo ovviamente spettatori interessati di questo processo di avvicinamento tra Lega e Forza Italia ma sicuramente ne rimarremo fuori. Molti di noi una fusione l’hanno già vissuta, quella di FI e An nel PdL, e non ne abbiamo buoni ricordi. Tanto che scegliemmo di creare Fratelli d’Italia certificandone la morte politica. E in politica non sempre le somme aritmetiche danno lo stesso risultato. Peraltro i contorni di questo progetto sono ancora molto indefiniti, sia per quanto attiene le modalità sia per il posizionamento politico. Da parlamentare europeo, ad esempio, non posso che chiedermi: se si creasse un partito unico tra Lega e FI in quali banchi siederebbero a Strasburgo? In quelli dei popolari, a cui non credo FI intenda rinunciare, o in quelli di ID dove ora Salvini siede con Le Pen e Alternative für Deutschland? Solo per dire che, al di là delle formule matematiche e delle dichiarazioni di facciata, la politica è fatta di scelte e le più importanti non si possono rinviare in eterno.»

 

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