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martedì, 23 Aprile, 2024

AFFOSSAMENTO DDL ZAN: la vera colpa è di chi lo ha promosso

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di Gabriele Rizza

La narrazione mainstream, e degli sconfitti di turno, parla di un passo indietro dell’Italia sul fronte della civiltà e di una vittoria per i sovranisti che incatenano nel buio la tutela dei diritti delle minoranze, e ottengono consenso puntando sul lato oscuro degli italiani, quello che parla con la pancia e chiude la mente come Salvini chiude i porti. Zan, Ferragni e tutto il resto dello star system dichiara di “provare vergogna” per quanto accaduto al Senato: a voto segreto, molti senatori di Italia Viva e dello stesso PD – si parla di almeno 16 voltagabbana – hanno affossato il ddl Zan. Il sentore di come sarebbe andata finire era nell’aria, fin da quando è passata la linea di Lega e Fratelli d’Italia di votare il testo in unico blocco piuttosto che articolo per articolo. Eppure, per pura logica dei numeri, il centrodestra non aveva le risorse per affossare da solo la legge contro l’omotransfobia, gli scricchiolii culturali all’interno della galassia della sinistra sono stati più decisivi di Salvini e della Meloni. Inutile ricordare quanto buona parte del mondo del PD sia in fondo legato al mondo cattolico, ed è nota l’avversità della Chiesa a parte del testo del Ddl Zan, perché la sconfitta degli ultras della legge sta tutta qui: la presunzione ideologica di essere nel giusto e di rinunciare ad una discussione con tutte le altre anime del Paese, o tutto così o niente. Forse non sarebbe bastato, sarebbe stato un gioco a favore del centrodestra che probabilmente  avrebbe fatto di tutto per affondare, con l’inerzia e l’ostruzione, tutti gli articoli del testo, ma sicuramente avrebbe portato compattezza nel mondo progressista, e forse in parte del mondo liberale di Italia Viva e Forza Italia. In fondo, al contrario di quanto viene raccontato, la partita del ddl Zan era soprattutto ideologica e pedagogica: le leggi contro le discriminazioni ci sono già, di fatto si sarebbe creato un doppione al solo scopo di creare un aggravante culturale, di istruire l’Italia sulle identità sessuali del futuro.
La sconfitta di Zan e soci non è colpa di Salvini, della Meloni o di Enrico Letta – che su Twitter tuona contro i franchi tiratori ma si vocifera un suo benestare all’affossamento della legge – piuttosto sta tutta in quell’infantile sentire politico per cui in pochi portano il progresso agli altri, senza ascolto, confronto o ragione. Sarebbe tolleranza anche questa.

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