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venerdì, 26 Aprile, 2024

UCCISE 3 PERSONE CON UN PICCONE: 20 ANNI A KABOBO. L'amarezza dei parenti, la protesta del centrodestra

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20 anni di reclusione più 3 anni da passare in una casa di cura: questa la pena decisa dal gup Manuela Scudieri per Adam Kabobo, il ghanese che lo scorso 11 maggio uccise a colpi di piccone Ermanno Masini, 64 anni, Alessandro Carolè, 42 anni, e Daniele Carella, 21. Le ragioni dell’attenuazione della pena sono un riconosciuto vizio parziale di mente al momento dei fatti. L’omicida infatti soffrirebbe di “Schizofrenia paranoide” secondo la perizia psichiatrica disposta dal giudice, disturbo che però non ha escluso totalmente la sua capacità di intendere e di volere. Inoltre uno sconto è derivato anche dall’adozione del rito abbreviato.

Il pm Isidoro Palma aveva indicato tre possibili moventi per la furia omicida dell’ africano: il ”rancore verso la società” espresso anche in quello che l’ omicida ha definito nei colloqui con i medici come ”odio verso i bianchi” dettato dalle ”voci” che sentiva; una ”finalità depredatoria” che si era manifestata nel rubare i cellulari alle vittime; l’esigenza di ”attirare l’attenzione su di sé”. La richiesta della difesa era stata l’assoluzione attraverso il riconoscimento della piena infermità mentale.

L’amarezza dei parenti è forte, e Andrea Masini, figlio di Ermanno, la esprime senza filtri: “In qualsiasi altro Paese, per esempio negli Stati Uniti, Kabobo sarebbe stato condannato alla pena di morte o all’ergastolo. Se penso che vent’anni di carcere sono sei anni a omicidio, dico che in un Paese normale non è giustificabile”. “Non ce l’ho con il giudice – continua Masini -, che era obbligato a pronunciare questa sentenza, visto il riconoscimento della semi infermità mentale e il rito abbreviato, ma ce l’ho con lo Stato italiano che fa entrare i clandestini e non li segue”.

Anche parte della politica milanese ha mostrato contrarietà alla decisione del gup. “Appoggio totalmente la legittima protesta di Andrea Masini” dichiara Riccardo De Corato, consigliere comunale Fdi, commentando le parole del figlio della vittima. “Parole che bruciano tanto più in questi giorni, in cui il governo Renzi-Alfano ha deciso di togliere il reato di clandestinità. Un regalo che Pd e Ncd hanno fatto agli irregolari, che adesso possono entrare e uscire dal nostro Paese a piacimento, con o senza documenti, con o senza un lavoro, con o senza un alloggio”. Lo Stato – conclude poi De Corato – deve fare di tutto per proteggere i suoi cittadini e di sicuro abolire il reato di clandestinità fa tutto il contrario!”

“Sconcertanti,  illogiche  e  assolutamente diseducative le valutazioni dei magistrati”. Questa è invece la valutazione di Giulio Gallera, coordinatore cittadino di Forza Italia e consigliere comunale. “A Kabobo – continua – dovevano dare l’ergastolo e invece per il pluriomicida Kabobo è arrivata una sentenza timida e vergognosa”. Quando poi Kabobo uscirà dal carcere, magari anche prima della scadenza della pena, “ce lo ritroveremo ancora una volta per le vie di Milano – commenta Giulio Gallera -, impugnando, magari, ancora una volta il  piccone.  Ma  chi  tutelerà  i cittadini? Di certo non la decisione del governo,   proprio  di  poche  settimane  fa,  di  eliminare  il  reato  di clandestinità.  Di  certo  non  il  nostro  sindaco  Pisapia  completamente disinteressato alla sicurezza della sua città”.

Il ghanese è inoltre in attesa di essere giudicato in altro processo per il tentato omicidio di due persone, quella stessa tragica mattina, entrambe sopravvissute all’aggressione. I commenti del centrodestra milanese parlano di un senso di impunità, che colpisce nel cuore i parenti delle vittime. Il problema dell’immigrazione incontrollata e i problemi ad essa collegati, però, non può essere risolto con una sentenza di tribunale. La sede in cui dovrebbe tenersi questo dibattito è politica, affinchè neanche si arrivi a fatti simili, che necessitino una sentenza da parte del sistema giudiziario.

Gabriele Legramandi

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