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domenica, 5 Maggio, 2024

Il serpente: storia di un simbolo (2)

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La popolarità del serpente non si esaurisce, almeno nel bacino Mediterraneo, al mondo ebraico, ma anzi si propaga anche e sopratutto nell’immaginifico greco, assumendo via via caratterizzazioni e specifiche sempre diverse. Se nel mondo ebraico, infatti, il serpente era spesso legato all’immaginifico del mostro marino e, dunque, al ruolo che questo ricopriva tanto nei confronti della Creazione quanto nei confronti di Dio stesso, il mondo greco dimostra una variazione maggiore tanto nella significazione del serpente in quanto simbolo, tanto quanto nel ruolo che questo ricopre nella cosmogonia e nella cosmologia.

Per comprendere appieno l’importanza che il serpente ricopre nel mondo greco, non è possibile ignorare, a livello letterario, il ruolo chiave rivestito dall’Iliade di Omero, ove lo ζῷον assume spesso i tratti dello ιερόν e, dunque, del sacro. 

Esattamente come avveniva nel mondo ebraico, anche nella letteratura iliadica le apparizioni del serpente sono connesse all’idea di τέρας (presagio) a cui si affianca spesso e volentieri anche il lessico analogo σῆμα, όρνις ed οιωνός, tutti termini designanti un presagio/segno inviato dagli dèi. In particolare, nel caso dell’Iliade, il serpente sembra mostrare una connessione speciale con Zeus, di cui spesso è presagio ed incarnazione terrena.

Il ruolo chiave del serpe nell’Iliade è evidenziato, nel particolare, da due passaggi centrali: il τέρας del libro secondo e l’apparizione nel libro dodicesimo, ove il serpente è sempre connesso alla presenza di volatili (dei passeri nel primo caso, un’aquila nel secondo). La caratterizzazione lessicale accompagnata ai termini designanti il serpente è, però, ben specifica proprio come evidenziato dal v.309 ove leggiamo σμερδαλέος, τόν ῤ αὐτὸς ἧκε φόως δέ, una descrizione che rende piuttosto evidente il ruolo centrale di Zeus nell’inviare tale presagio agli achei. Centrale è la parola σμερδαλέος, traducibile con «terribile» o «terrificante», la cui occorrenza spesso accompagna, tanto nell’opera di Omero quanto nella Teogonia di Esiodo i termini greci designanti il serpente. 

Tanto nel libro secondo quanto nel dodicesimo, il serpente viene caratterizzato per mezzo del suo rapporto con il volatile, sua controparte naturale e mitologica. Il serpente, de facto, comincia ad essere percepito non solo come una creatura terribile, ma anche e sopratutto come un avversario paredro degli dèi uranici. 

Questo mitema, evidenziato perfettamente anche dalla chaoskampf descritta nella Teogonia ai vv.829-835, sembra essere tipico di tutta l’area mediterranea e mostra una concezione profonda del cosmo che si riflette tanto sulla filosofia quanto sulla mitologia. Lo scontro tra le forze del chaos incarnate dai mostri/dèi serpentiformi e le forze del nuovo ordine celeste rappresentante dagli dèi uranici è qualcosa di così sentito e diffuso nel mondo antico che gli esempi in merito abbondano tanto dal punto di vista qualitativo quanto dal punto di vista quantitativo. Come non pensare, a tal proposito, al celebre scontro tra Pitone e Apollo nei pressi dell’oracolo di Delfi o al mito accadico di Etana o, ancora, alla rivalità tra Zeus e Tifone così come a quella tra Seth e Horo? 

Quello che la mitologia e la letteratura greca evidenziano, a differenza del mondo ebraico, è un’ambivalenza semiotica del serpente legato sì all’idea di pericolosità e spavento, ma anche ad un ordine cosmico evidentemente pre-esistente rispetto a quello degli dèi cranici e che, proprio in quanto tale, viene percepito come necessario. Ciò che accumuna tutte le chaoskampf citate poc’anzi infatti è proprio la non uccisione dei mostri/dèi serpentiformi da parte delle loro controparti celesti, quasi a significare la loro necessaria esistenza ai fini del mantenimento dell’ordine cosmico. Insomma, in poche parole, il serpente nel mondo classico diviene l’incarnazione di una potenzia ctonia misteriosa, antica ed incomprensibile, essenziale però per l’esistenza degli dèi e dell’universo così come li conoscevano i greci e, pertanto, assolutamente non escludibili dall’equazione mitologica del mondo.

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