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venerdì, 26 Aprile, 2024

Tecnologia ricondizionata: Econocom ci crede e punta sulla sostenibilità

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di Martina Grandori

Imprese e sostenibilità, tema molto caldo specialmente di questi tempi, di cui La Critica cerca sempre di raccontare non solo fresh news, ma storie di aziende che scommettono su un fare etico e sostenibile. A parlare è Emiliano Veronesi, Direttore Generale Gruppo Econocom Italia, società orientata a sostenere e accelerare la trasformazione digitale e tecnologica, offrendo ai clienti soluzioni digitali legate ad uno sviluppo sostenibile. Il Gruppo Econocom, è impegnato quotidianamente per adottare internamente e per proporre ai clienti modelli e soluzioni capaci di coniugare l’evoluzione tecnologica all’attenzione per il pianeta in cui viviamo.

“Da quando sono diventato padre, la sostenibilità ha assunto un significato ancora più profondo, per me è promettere solo quello che si può mantenere, nella vita privata tanto quanto in ambito lavorativo. Sostenibilità vuol dire equilibrio, coerenza e cultura”

spiega Veronesi a La Critica. La sostenibilità è un processo complesso da attuare per le aziende, in tempi di economia usa e getta, di start up che crescono in poco tempo, purtroppo si è spesso più propensi ad un asset non sostenibile perché più redditizio e più semplice. In Econocom non funziona così. Da 30 anni sono partiti dall’assioma sostenibilità uguale crescita consapevole che porta risultati. È solo una questione di tempo per strutturarsi, ma i risultati arrivano. Nasce così BDF, società di Econocom che da 30 anni gestisce insourcing la rigenerazione di tutto quello che riguarda l’aspetto tecnologico (Pc, smartphone, tablet, stampanti) di un’azienda che vuole diventare green, ma soprattutto vanta un warehousing capillare su tutto il territorio nazionale per la gestione completa del materiale informatico, nuovo e usato, con due poli logistici principali a Rosate (6.000 mq) e Milano (3.000mq)che offre lavoro agli italiani, e questo è un valore importantissimo, un pilastro dell’economia circolare su cui l’agenda Onu del 2030 scommette moltissimo. Questo si traduce nel concetto di As A Service ovvero un utilizzo di soluzioni digitali in cui l’utilizzo delle device tecnologiche prevale sul concetto di proprietà, una forma di leasing della tecnologia che permette anche a piccole realtà di avvalersi di soluzioni avanzate senza dover impiegare capitali per l’acquisto. L’As A Service prevede che il cliente paghi un canone ricorrente, utilizzando la tecnologia come un servizio, con un impatto positivo sull’ambiente perché si utilizzano device ricondizionati. E poi, l’altro approccio strategico è il Pay Per Use, ovvero offrire ai clienti la possibilità di pagare la tecnologia solo quando questa viene utilizzata. Si ottimizzano quindi l’utilizzo dei dispositivi e si paga solo ciò che si utilizza senza spreco di denaro.

Ora che è tutto un lavoro a distanza come vede lo scenario?

“A mio avviso con questa pandemia le aziende non hanno avuto una accelerazione così forte verso la digitalizzazione come si scrive e si dice. Si è verificato solo uno switch – che sicuramente ha cambiato radicalmente il modo di lavorare – per i dipendenti, che sostanzialmente da una postazione con computer fisso in ufficio, sono passati al portatile o hanno per forza di cose dovuto utilizzarne uno di proprietà. Il livello di tecnologia è più o meno rimasto invariato, sono cambiati gli asset, ora è tutto un lavoro da remoto, altro che smartworking”.

E da remoto oggi si studia anche, le scuole sono costrette alla modalità dad, uno scoglio per molte realtà meno fortunate che per garantire un computer ai loro allievi fanno fatica. Econocom supporta scuole e realtà di volontariato? “Assolutamente sì, nel nostro piccolo ci siamo dati da fare. Econocom ha ha supportato la Fondazione Marco Fileni nella donazione di 20 laptop ricondizionati alla Onlus Padre Oscar di Jesi” racconta Veronesi. Un piccolo gesto che vale moltissimo, perché la sostenibilità è un valore anche culturale, non solo imprenditoriale. E se per diffondere la cultura in questo momento c’è bisogno di un computer, ben vengano aziende virtuose e altruiste.

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