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domenica, 5 Maggio, 2024

Smart working, impatto ambientale e qualità della vita: come sta cambiando il mondo del lavoro. Se ne discute a Roma alla Scuola di Alta Formazione Politica in Transizione Ecologica

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di Patrizia Giangualano

La trasformazione del mondo del lavoro e dei processi di crescita delle persone sarà uno degli elementi cardine per aumentare la resilienza delle imprese e superare i momenti di crisi, sia per quanto riguarda l’investimento nelle competenze – sempre più green e digitali – sia per quanto riguarda processi e modelli organizzativi e decisionali. Se il Covid-19 è stato uno straordinario acceleratore del lavoro agile e dello smart working (prima dell’emergenza sanitaria vi fece ricorso solo il 13% delle imprese circa 500mila addetti, secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano), oggi soltanto il 4% delle imprese non lo ha mai utilizzato.

Secondo le prime ricerche nazionali, resteranno in smart working, anche superata l’emergenza sanitaria, tra i 3 e 5 milioni di lavoratori. Ciò produrrà impatti positivi anche sull’ambiente e a livello sociale: i minori spostamenti potranno contribuire a ridurre le emissioni di Co2 di circa 300 chili a persona l’anno e il lavoro da casa migliorerà la conciliazione vita-lavoro, con un incremento del livello di concentrazione, produttività individuale e raggiungimento degli obiettivi. 

E’ evidente che per attuare il cambiamento organizzativo insito nell’applicazione della metodologia dello smart working, dovranno essere riorganizzati i processi di lavoro, mentre il management dovrà essere in grado di gestire e correttamente programmare le nuove modalità di lavoro, ma soprattutto comprendere le nuove sfide per garantire la massima condivisione e collaborazione in una logica di maggiore responsabilizzazione dei dipendenti e cooperazione con la propria filiera e i propri clienti.

Accanto agli aspetti organizzativi e la rianalisi dei modelli di business si devono infatti affiancare nuovi approcci gestionali e una maggiore consapevolezza circa le opportunità che possono derivare dall’integrazione della sostenibilità nella cultura e nei processi aziendali. Ogni responsabile di processo, unità organizzativa e struttura deve poter contribuire al cambiamento e alla trasformazione nell’ambito del proprio ciclo produttivo, trasformando rischi in opportunità, in un quadro di collaborazione e integrazione con le altre funzioni aziendali.

In questo contesto le aziende devono rianalizzare i principali driver del cambiamento e le necessità di evoluzione in una logica di sviluppo delle competenze, partnership con le filiere di appartenenza, e soprattutto con i propri stakeholder. Una sforzo che necessita anche un migliore rapporto con la politica e le sue regole. Fra le competenze che vengono sempre più richieste alle persone vi e è anche la loro capacità di dialogare con la Pubblica Amministrazione in questa fase di numerosi programmi per il rilancio dell’economia. 

Fra le varie iniziative che il mercato sta promuovendo per sviluppare una cultura della sostenibilità si inserisce la “Scuola di Alta Formazione  Politica in Transizione Ecologica” di Fare Ambiente il movimento ecologista Europeo presieduto dal  professor Vincenzo Pepe che rappresenta  una opportunità per conoscere i nuovi trend, le nuove sfide, gli operatori e le istituzioni impegnati nel processo di trasformazione con un focus sulla legalità e le politiche per l’attuazione della transizione.   

Un percorso che oltre sviluppare le competenze tecniche, parte fondamentale del programma, permette di analizzare i rischi del contesto economico, politico ed ambientale, caratterizzato oltre che dalla crisi emergente derivante dal Covid19, anche da instabilità geopolitica, prezzi delle materie prime, cambiamenti climatici, innovazione tecnologica e programmi dell’unione europea (primo fra tutti il Next Generation EU). 

Il quadro dei rischi emergenti richiede un vero e proprio cambio di paradigma verso una gestione orientata al “successo sostenibile” basata su pianificazioni di lungo periodo e gestioni risk-based. In un mondo dove l’incertezza è diventata la normalità, l’analisi sistematica di scenari alternativi e la definizione di piani e decisioni che sappiano coniugare le decisioni di breve con il lungo periodo costituiscono fattori di successo fondamentali per conseguire in maniera più efficace e realistica il proprio “purpose” aziendale. 

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