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sabato, 20 Aprile, 2024

OBBLIGO DI GREEN PASS E LIBERTA’: RISPONDE THOMAS HOBBES

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di Stefano Sannino

Da quando pochi giorni fa è stata pubblicata la notizia dell’obbligo di esibizione del greenpass a partire dal 5 agosto per avere accesso a praticamente a tutto quello di cui quotidianamente non possiamo fare a meno, dai ristoranti, cinema, palestre, musei, congressi e centri estetici, sono scoppiate numerose polemiche sui social network che gridano alla privazione di libertà ed alla dittatura. Sebbene in modo moderno ed indiretto, tutte queste polemiche riprendono un tema molto caro alla storia del pensiero occidentale, ovverosia quello del rapporto che intercorre tra leggi e libertà. 

La legge, strumento dello Stato per regolamentare i rapporti di convivenza in una società civile, potrebbe apparire come la naturale contraddizione della libertà umana, di quel diritto cioè che per i profani della filosofia potrebbe essere riassunto con “fare ciò che si vuole”. La questione è però ben diversa da così, e le polemiche venute a formarsi in questi ultimi giorni sono l’ennesima riprova che spesso l’opposizione a questo genere di decisioni governative è tutt’altro che informata e ragionata. Guardando ai grandi classici del pensiero politico, troviamo una risposta a questa complicata questione già nel Leviatano di Thomas Hobbes, in cui il filosofo inglese esplicitamente affermava: 

“Così, quando un uomo getta in mare i suoi beni per timore che la nave affondi, egli fa ciò non di meno di sua piena volontà, e, se lo vuole, può rifiutarsi di farlo: perciò è l’azione di uno che era libero; così talvolta un uomo paga il proprio debito solo per timore di essere imprigionato e, per la ragione che nessuno lo ostacolava nel mantenerlo, aveva libertà nella sua azione. Generalmente, tutte le azioni che, negli stati, gli uomini fanno per timore della legge, sono azioni che chi le fa aveva libertà di non fare.”

Con questa celebre formulazione del concetto di libertà, Thomas Hobbes risponde quasi sarcasticamente a tutti coloro che oggi credono che il greenpass sia una forma di dittatura sanitaria: è chiaro che in uno Stato civile ognuno è libero in quanto può decidere se rispettare o meno la legge (il perché la si rispetti piuttosto che no è un’altra questione) e quindi andare o meno incontro alle punizioni che lo Stato sancisce per ogni infrazione. Il greenpass, esattamente come la vaccinazione, piuttosto che ogni altro decreto o atto legislativo emanato dal governo non è per niente opposto alla libertà personale, ne è anzi veicolo e mezzo in quanto ogni legge, ogni decreto, ogni atto governativo contiene in sé la possibilità e dunque la libertà di essere infranto. Solo ed esclusivamente al cittadino rimane la possibilità di scegliere le sue azioni, nel proprio interesse o in quello dello Stato. 

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