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venerdì, 19 Luglio, 2024

NON CI SONO SOLDI. Il senso del discorso di Conte, tra messaggio mediatico e realtà

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di Gabriele Rizza

Sembra non sia cambiato nulla da quando a maggio il nostro premier Giuseppe Conte si “esibì” l’ultima volta; all’epoca, la visibilità venne data anche al responsabile della comunicazione di Palazzo Chigi, Rocco Casalino. Non è cambiato nulla a cominciare dai ritardi: prima la conferenza doveva essere alle 20:00, poi alle 21.30, e anche nel posticipo non è riuscito ad essere in orario.

Pare che il nostro premier abbia faticato molto per non applicare misure più restrittive, come alcuni soci di maggioranza avrebbero voluto, pensiamo ai Franceschini, Speranza del PD o a Walter Ricciardi del Comitato scientifico. Tutti però si sono arresi ad un’evidenza uscita durante la conferenza stampa di Conte del 18 ottobre: i soldi per finanziare eventuali serrate e coprifuoco non ci sono. Se chiudi i ristoranti alle 22, conviene che questi stiano chiusi per questioni di costi insostenibili e devi aiutarli, specie nel momento in cui molti non hanno ricevuto i 25 mila euro e hanno anticipato in primavera la cassa integrazione per i dipendenti; se chiudi i parrucchieri, “i non essenziali parrucchieri”, questi devono pur pagare le tasse che poi formeranno lo stipendio ai dipendenti pubblici, e allora devi aiutarli o ristorarli, come dice Giuseppe Conte. Non ci sono i soldi per far stare le persone a casa e non ci sono i soldi per far funzionare l’organizzazione pubblica anti-covid (scuola, trasporti, terapie intensive), questa è la vera e semplicissima impasse del governo, costretta a guardare al Recovery Fund come a un miracolo. Di conseguenza, il leit motiv dell’autunno-inverno 2020-21 sarà la considerazione del premier riguardo le palestre: una settimana di tempo per adeguarsi ai protocolli, altrimenti chiusura e cavoli vostri. Il governo ormai da mesi sta agendo come scaricabarile sul popolo, perché psicologicamente e nell’opinione pubblica dovrà passare chiaro il concetto che il governo ha fatto il possibile, i cittadini no. Solo in questo modo la fame potrà essere giustificata, sempre perché i soldi non ci sono, mentre l’Europa continua a dividersi tra figli e figliastri, falchi e colombe. Questa volta gli affamati la faranno passare liscia? Come al solito, sì.

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