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venerdì, 19 Aprile, 2024

Il segreto della Felicità

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di Stefano Sannino

Oggigiorno, le priorità della nostra vita sono spesso rivolte al successo professionale, alla completezza amorosa, al benessere pecuniario le qual cose non hanno risvolti diversi, spesso, dall’insoddisfazione e dalla bramosia di ottenere sempre di più. Il denaro non è mai abbastanza, il successo ed il riconoscimento sociale non sono mai abbastanza, portandoci – de facto – ad essere quasi perennemente insoddisfatti della nostra vita. Secondo le vie di pensiero orientali, questa insoddisfazione di base, va ricercata proprio nel desiderare, quale facoltà che intrinsecamente suppone la mancanza di qualcosa.

In effetti, è quello che diceva anche Schopenauer quando, cercando di introdurre la filosofia orientale in Occidente, affermava che è proprio il desiderio a farci soffrire e renderci insoddisfatti ed infelici. Solo non desiderando, dunque, si raggiunge la vera felicità.
Questo genere di pensiero non è proprio solamente dell’Oriente, ma – a ben vedere – ha anche caratterizzato diversi momenti della storia occidentale, momenti in cui una vita semplice è stata preferita ad una vita di agi, momenti in cui il possesso materiale non è stato ritenuto essenziale alla sopravvivenza dell’essere umano. Chiaramente, nella società moderna, è impensabile seguire determinate correnti di pensiero o di spiritualità, portandoci dunque a porci una fatidica domanda: “Come possiamo essere felici, se possediamo qualunque cosa?”. Se davvero il possesso è ciò che ci rende infelici, inducendo in noi il desiderio, allora dovremmo semplicemente smettere di possedere.


Falso.

Non dovremmo smettere di possedere (anche perché, sarebbe impossibile), quanto piuttosto dovremmo smettere di essere posseduti. Dovremmo smettere di farci possedere dalle nostre passioni, dal nostro desiderio, dalla nostra bramosia e per ultimo, dai nostri possessi. Non è il possesso il problema dell’infelicità, ma la forma passiva dello stesso: l’essere posseduti” è ciò che ci rende infelici davvero.

Bisogna quindi cominciare a comprendere che non dobbiamo essere schiavi dei nostri beni, ma piuttosto usare i nostri beni come un mezzo per la nostra felicità e mai come un fine: solo in questo modo, da posseduti si diventerà possidenti e da infelici si giungerà alla felicità più completa.
Non è necessario quindi che si sospenda il desiderio, perché – per accodandoci a Platone – è solo desiderando e quindi supponendo una mancanza che l’uomo può migliorarsi ed evolversi; è necessario però trasformarsi da oggetto posseduto a soggetto possidente divenendo forza motrice attiva della propria stessa vita. Questo, forse, è il reale segreto della felicità umana. Questa è la via per il Nirvana.

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