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venerdì, 19 Luglio, 2024

DDL ZAN: non va bene punire i reati di opinione

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di Abbatino

Piazze distinte e opinioni distanti, anche in piena emergenza COVID. Ma come, non siamo una democrazia liberale? Non siamo una democrazia avanzata? Non siamo costantemente e pervicacemente considerati una democrazia matura? Sembrerebbe di no, leggendo il ddl Zan. Aggiungiamo proprio un no secco, se si legge tra le righe del ddl citato, perché se si ritiene che vi sia bisogno della legge contro l’omotransfobia, la quale prevede l’introduzione di nuovi reati di opinione, evidentemente non siamo proprio così evoluti. O forse il contrario.

Il popolo si sta risvegliando e sta di nuovo combattendo contro proposte di legge assurde come quella: lo stesso popolo che non è disposto a restare indifferente mentre la libertà viene minata nel nostro Paese. Forse la luce dopo la tempesta, l’arcobaleno – quello vero – dopo la pioggia del furore ideologico da parte dei movimenti gay, lgbt, etc, che hanno avuto il via libera su quasi tutto dai governi della sinistra. Le piazze pro life aumentano in numero e in presenza, come fu per il family day. È chiaro che la narrazione conformista di un paese in preda al furore anti gay è appunto una narrazione goffa e fuorviante; non vi sono emergenze tali da combattere le opinioni di coloro che preferiscono la famiglia tradizionale a quella finta arcobaleno oppure che non vogliono il gender a scuola o l’utero in affitto. Il ddl Zan è l’ennesima boutade ideologica. L’hanno capito anche a sinistra; questa legge è inutile in quanto già esistono le tutele contro gli atti violenti che si sia etero, gay, invalidi, normodotati etc. Una legge che è una grande marchetta al mondo LGBT. Paradossalmente, si punirebbero anche tutti quei gay che hanno opinioni diverse dalla lobby LGBT e più vicine a quelle dei cattolici sul tema famiglia. Tra l’altro, sembra che dietro alla legge vi siano cospicui stanziamenti statali per progetti, case di accoglienza vittime e altro ancora. Insomma, un canale di soldi e finanziamenti statali come spesso accade. La discriminazione della quale parlano i proponenti la legge non esiste in sostanza, ma si vuole inculcare nella testa delle persone che questa materia è una emergenza nazionale e va combattuta come il razzismo. A meno che non si voglia sostenere che gli italiani siano tutti omotransfobici e anche tutti i film equivoci di Lino Banfi lo siano, creare riserve “indiane” per legge sul tema appare abnorme e volto a colpire solo le opinioni non gradite alla casta Lgbt.

Se combattendo questa proposta di legge si difende la nostra libertà di espressione, di educazione e di professione religiosa, in un paese dove tutto è permesso contro la religione e i credenti, allora è giusto il rifiuto di celebrare l’omosessualità, la transessualità, il genere fluido, in una legge che vorrebbe impedire di affermare quello che pensiamo nei confronti loro. Il pensiero o l’opinione può essere combattuto solo con la convinzione delle idee e con un confronto culturale serio. Altro che leggi liberticide.

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