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venerdì, 26 Aprile, 2024

Biopackaging: la plastica si mangia

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di Martina Grandori

Se la plastica è sempre più fuorilegge, lontana dal concetto di sostenibilità e di tutela dell’ambiente, c’è però una plastica che diventa buona, addirittura si mangia grazie alla start up londinese NotPla. Fa impressione l’idea di mangiare un involucro di plastica se si pensa che lo studio del WWF Your Plastic Diet – stima una media circa 5 grammi di plastica ogni settimana a persona (l’equivalente del peso di una carta di credito) per un totale di 250 grammi all’anno.

Un brevetto segretissimo messo a punto da due ragazzi, Pier Paslier e Rodrigo Gonzales, a base di alghe brune essiccate e macinate che vengono trasformate in una sostanza fluida ma densa, e un po’ viscida, che poi a sua volta diventa un prodotto simile alla plastica. L’avventura imprenditoriale nasce cinque anni fa con delle bolle d’acqua che, oltre a berle, si potevano inghiottire prodotte per i maratoneti, eliminando così gran parte delle migliaia di bicchieri e bottiglie in plastica che costellavano il percorso della gara. Fu subito boom, da quel momento l’azienda fa ricerca per arrivare a nuovi prodotti all’insegna della sostenibilità, la plastica pesa 300 milioni di tonnellate ogni anno sulle nostre coscienze poco pulite. Rispetto agli involucri a base di amido, quello di NotPla a base di alga ha una marcia in più, le alghe utilizzate crescono fino ad un metro al giorno, non hanno bisogno di terreno agricolo, di fertilizzanti e di cure per essere coltivate e in più contribuiscono attivamente a disacidificare l’acqua.

L’idea brillante è stata sostituire nella produzione della bioplastica la PLA – ovvero l’acido polilattico, innovativa bioplastica derivata dalla trasformazione degli zuccheri del mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali – con questa formula segreta , NoPLa estratta dalle alghe.

L’involucro di plastica naturale Notpla, oltre ad essere commestibile, è biodegradabile entro sei settimane, una scatola di cartone ne impiega tre di mesi, per non parlare dei centinaia di anni necessari alla plastica sintetica. Il futuro insomma è tutto diretto verso il biopackaging, la domanda è destinata a salire e a generare un giro d’affari sempre più importante.

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