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venerdì, 19 Luglio, 2024

BELLA CIAO OBBLIGATORIA A SCUOLA? NO GRAZIE

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di Abbatino

Abbiamo un inno nazionale che unisce gli italiani. Si chiama “canto degli italiani”, conosciuto anche come Fratelli d’Italia, Inno di Mameli, Canto nazionale o Inno d’Italia; rappresenta un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847. Questo fu molto popolare durante il Risorgimento e nei decenni seguenti sebbene dopo l’unità d’Italia (1861), come inno del Regno d’Italia, fosse stata scelta la Marcia Reale, che era il brano ufficiale di Casa Savoia. Il Canto degli Italiani era infatti considerato troppo poco in linea rispetto alla situazione politica dell’epoca: Fratelli d’Italia, di chiara connotazione repubblicana, mal si conciliava con l’esito del Risorgimento, che fu di stampo monarchico. Ricorda a tutti gli italiani i sacrifici, le lotte per la libertà, i lutti e le vittorie della patria; c’è una legge che lo definisce l’inno nazionale. Fu scritto da un grande patriota, che rimane immortale nella mente di ciascun italiano. Ma direte, cosa c’entra tutto questo con bella ciao? Appunto, non c’entra niente. Ma vi è qualcuno che, spinto dalla solita furia ideologica, vorrebbe che con una legge si imponesse – altro che libertà – nelle scuole questa canzone appena dopo l’inno di Mameli, accostando queste due canzoni come se fossero un endiadi. Solo una forzatura ideologica, facile capire da chi parte l’idea, può imporre per legge questa visione delle cose. Proprio una legge stabilisce che l’inno nazionale è il “canto degli italiani”, mentre ora vogliono obbligare nelle scuole la canzone resistenziale. La forzatura è evidente. È possibile accostare il “risorgimento”, con quello che ha significato per l’unità della nazione con la “resistenza” e la vicenda storica politica della guerra civile tra italiani? Si può parificare l’inno nazionale, cioè di tutti gli italiani di ogni ideologia, con la canzone partigiana, cioè di una parte, quella di coloro che magari all’epoca avrebbero inteso portare la nazione sotto le insegne del comunismo sovietico? Si può parificare anche a scuola i due “inni” mettendoli sullo stesso piano davanti ai bambini che si affacciano alla nostra storia italiana, in un momento nel quale è stata aperta anche la stanza degli orrori del movimento partigiano come ci ha ricordato Pansa e molti altri prima di lui nei suoi libri? La sinistra sconfitta dalle elezioni e dalla storia ci riprova.

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