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domenica, 5 Maggio, 2024

Push up: fine di una storia d’amore?

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di Martina Grandori

Capodanno è imminente e mi chiedo se ha ancora senso a dicembre 2019 parlare di décolleté rinforzato, di seno gonfiato e di femminilità esibita senza consapevolezza ed eleganza. Forse dopo tanti decenni dove ne abbiamo viste di tutte le taglie e di tutte le forme è arrivato il momento di riflettere sul senso della scollatura esibita senza eleganza.

Ci ricordiamo tutti Madonna nel 1990 che cavalcava i palcoscenici con il bustier dalle coppe coniche quasi letali, opera del geniale Jean Paul Gaultier, poi arrivò l’allora giovanissima, formosa, algida e spettacolare Eva Herzigova che ammiccava sui cartelloni di tutto il mondo con l’indimenticabile Wonderbra. Era il 1994, il nome diceva tutto, era il reggiseno delle meraviglie. Le ragazze corrono a comprarsi il  loro primo push up, lo esibiscono sotto le magliette fiere di quelle forme conquistate. Ragazzini, giovani uomini e signori, invece, la sognavano in altro modo. Più intimo ovviamente. A distanza di  25 anni qualcosa sta cambiando, e la rivoluzione arriva dalle donne di tutte le età. C’è una nuova coscienza del proprio corpo, una forma di femminismo più silenzioso e meno pasionario, ma più incisivo. Dopo l’imperante dominanza delle meravigliose e inarrivabili valchirie di Victoria’s Secret, che sfilavano a New York dicendo a noi donne, forza è ora di soffrire un po’, dieta, fitness  (due abitudini che perseguite con giudizio sono giustissime) e strizzatevi il vostro décolleté in un bel ferretto tutto di pizzoso, non indossare il reggiseno, o comunque indossarne uno quasi invisibile genera un senso di potenza fra le donne. Non un gesto politico come assicura la poetessa Savannah Brown (classe 1996), che ha deciso di non indossarlo più solamente per sentirsi più comoda e libera come racconta nel suo video da 800.000 visualizzazioni su YouTube Guide to going braless.

La tendenza, soprattutto per le millennial, sembra proprio di farne del tutto a meno: sotto la t-shirt niente, come confermano i popolarissimi hashtag #braless e #nobra.

Di tutta risposta le aziende di intimo rispondono a questa invocazione alla naturalezza con i bralette, una via di mezzo tra un top e un reggiseno, niente ferretto e imbottiture, non strizza, è comodo e dona un aspetto naturale, quasi adolescenziale al seno. Non male visto che il messaggio che impera ovunque è normalità, essere se stesse. Si sta tirando una riga tra conservatori dello status quo degli osservanti – ovvero delle donne che per compiacere gli uomini sfoggiano push up no stop giorno e notte, e il fascino discreto ma eterno del reale, del seno così com’è. 

Attenzione però, l’archetipo della donna strizzata nel push up perché così è più sexy e bella è ancora radicato nella testa delle donne. 

Superare questo diktat estetico non è così semplice e immediato, per tante l’idea di femminilità è ancora appaltata al reggiseno stretto e costrittivo, e la moda con a pubblicità, semplicemente cavalcano questa fragilità che appartiene ancora a molte ragazzine, donne che hanno ancora una scarsa consapevolezza del loro potere femminile, nonché del loro corpo e delle loro forme.

Con questo non vuol dire che cercare di migliorarsi, di perfezionarsi sia stupido o superficiale. Anzi, essere belle e seducenti è il primo desiderio che ogni femmina dovrebbe avere ogni mattina. È la missione più stimolante che si ha nei confronti del mondo. Ma ci vuole cultura, eleganza e astuzia perché altrimenti anche un décolleté diventa banale come le innumerevoli pubblicità che ci bersagliano per strada. 

Forse la cosa di cui più si sente la mancanza nella società di oggi è l’elegante equilibrio e compromesso fra gli angeli divini di Victoria’s Secret e il fenomeno braless.

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