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giovedì, 16 Maggio, 2024

Lo Yoga e l’Occidente

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Yoga ed Occidente

Di Vito Foschi

In Occidente sono molto diffusi centri in cui si pratica lo Yoga con varie differenze, alcuni hanno uno scopo “pratico”, ovvero utilizzando una espressione di una vecchia pubblicità, di combattere “contro il logorio della vita moderna”, mentre altri pongono più attenzione agli aspetti spirituali. Lo Yoga, come è piuttosto noto, è di origine indiana, e si inserisce nel complesso delle religioni di quel vasto continente che è l’India. Nato in seno alla religione induista è presente con analogo significato nel buddismo e nel giainismo. Dello Yoga ne esistono varie scuole e varie tendenze, ma tutte si inseriscono in un percorso religioso, ben diverso da quello che viene recepito in Occidente. La gran parte degli occidentali che dovessero descriverlo parlerebbero di ginnastica, di tecniche meditative per rilassarsi, di qualche dieta, in breve, un modo per vivere meglio con la nostra parte corporea. Nascendo in ambito religioso, è piuttosto evidente che lo Yoga a qualunque scuola appartenga non può essere una semplice ginnastica per risolvere qualche acciacco della vita moderna, ma è un insieme di tecniche ascetiche e meditative che mirano più all’elevazione spirituale che non al benessere corporeo che ne è solo una conseguenza.

Lo Yoga ha avuto una buona diffusione nel mondo occidentale, per quanto più per i suoi aspetti “pratici” che non spirituali, perché ha risposto ha dei bisogni reali accentuati dai ritmi frenetici della vita moderna, ma qualcosa di simile è esistito ed esiste anche nella nostra tradizione. Se esaminiamo la storia del monachesimo cristiano troviamo molte esperienze che si avvicinano ad alcune tecniche dello Yoga. Se si riflette sul noto motto “ora et labora”, “prega e lavora” che riassume la regola dei monaci benedettini troviamo in nuce qualcosa di più di un semplice regola di condotta monacale. Quella preghiera associata al lavoro è pensata per distrarre il monaco dalle faccende terrene e porlo nelle condizioni di essere più vicino a Dio. Se si spazia sulla storia del cristianesimo troviamo santi eremiti, sante digiunatrici o i cosiddetti stiliti, diffusi soprattutto ad oriente che erano dei monaci che si rifugiavano su di una piattaforma su una colonna per dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione. Tutte queste esperienze non hanno creato un insieme di tecniche di meditazione, ma certamente non possono che essere considerate come esperienze mistiche vicine a quelle degli yogi orientali. Tra le varie esperienze monastiche merita una particolare menzione l’Esicasmo diffuso nel cristianesimo ortodosso e ancora praticato in alcuni monasteri greci. Semplificando, l’Esicasmo si basa sulla ripetizione continua di una preghiera cercando in questo modo di isolarsi da ogni sensazione esterna per connettersi a Dio. La preghiera va fatta tenendo la testa piegata sul petto e sincronizzando il ritmo del respiro con quello della preghiera. Sono evidenti le similitudini con le tecniche dello Yoga. Nel corso dei secoli gli esicasti per alcuni brevi periodi sono stati accusati di eresia o derisi con l’appellativo “osservatori dell’ombelico” (onfalpsichiti), ma tale tecnica viene considerata perfettamente ortodossa dal cristianesimo. Alcuni studiosi hanno visto nell’Esicasmo delle similitudini con la tradizione mistica ebraica della Merkabah che prevedeva anch’essa una preghiera in una certa postura e un certo ritmo del respiro.

Il termine sanscrito da cui deriva il termine Yoga significa unire o aggiogare e il nucleo dello Yoga sarebbe l’unione alla realtà spirituale e il soggiogare i sensi. Il termine religione deriva dal verbo latino religere, ovvero legare che ha avuto varie interpretazioni, tra cui quella di essere “legati” agli dei per alcuni in senso negativo, per altri in senso positivo. Anche in queste origini dei termini troviamo delle similitudini fra Occidente e Oriente.

Si può ipotizzare il successo delle tecniche dello Yoga in Occidente, anche a scapito di una certa tradizione cristiana per quanto poco diffusa, ad una loro interpretazione “pratica” che trascura gli aspetti spirituali per concentrarsi sul benessere psichico-fisico che in una società materialistica ha trovato un terreno fertile.

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