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mercoledì, 8 Maggio, 2024

#conosciiltuosguardo. L’altro come apertura di un senso della parola di Dio

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[…segue…]

Nel rapporto con l’altro «Dio si rivela come l’alterità che precede la costrizione etica al prossimo, identificandosi con quel passato immemorabile che fonda la nostra responsabilità, con quell’Egli che ci ha scelti prima e al di là di ogni nostra scelta. Dio è quel Bene che è anteriore ad ogni nostro progetto e ad ogni nostra scelta. “L’impossibilità della scelta, qui, non è effetto della violenza – fatalità o determinismo – ma dell’elezione irrecusabile da parte del Bene”, quell’elezione che ci apre la strada della responsabilità».
Ci troviamo di fronte ad una “anteriorità divina”. Ci ha eletti senza chiedercelo.
Precedendoci, Dio ci ha “costretti” alla responsabilità però ci ha lasciati liberi di “attuarla” o meno.

Scrive il filosofo Levinas: «Indispensabile al mio rapporto con Dio, altri è il “luogo della verità metafisica”. C’è dunque un “primato dell’etica” che è il primato della relazione tra uomo e uomo quale “struttura irriducibile sulla quale si fondano tutte le altre e, in particolare, tutte quelle che, originariamente sembrano metterci in contatto con un sublime impersonale, estetico od ontologico”, c’è un primato dell’etica sulla metafisica. Il comportamento etico è il “rapporto con il Metafisico” che precede ogni tematizzazione del divino».

L’altro dischiude Dio e di conseguenza dischiude un senso alla parola di Dio: «La persona nasce unica, irripetibile per dischiudere un senso della parola di Dio. Quindi ogni persona ha la sua grandezza. Essa non deve accontentarsi dei sensi scoperti da altri. Essa deve lasciarsi sì abitare da questi sensi, ma deve anche svolgere il suo mandato di svelare un senso nel leggere la Bibbia». Così recita un documento di Pastorale Familiare.

Quindi: «Tutto si svolge come se la molteplicità delle persone fosse la condizione della pienezza della “verità assoluta”, come se ogni persona con la sua unicità assicurasse alla Rivelazione un aspetto unico della verità […]», scrive Levinas.

Possiamo allora affermare che le alterità in comunione sono strumenti del divino che suonano una sinfonia sublime. Questa musica sublime è Dio. La comunione suona sempre Dio.

[…continua…]

di Angelo Portale

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