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martedì, 19 Marzo, 2024

Una virgola può cambiare la nostra vita

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di Stefano Sannino

Una delle frasi più celebri attribuite alla sibilla cumana, oracolo che tutti i buoni romani consultavano prima delle guerre è la seguente: Ibis, redibis non morieris in bello che, tradotta suonerebbe così: andrai, ritornerai non morirai in guerra. Purtroppo la lingua italiana non si presta allo straordinario gioco di parole che si cela dietro questo sibillino responso, ma il significato della versione latina, cambia a seconda di dove si posiziona la virgola. Se poniamo la virgola prima della negazione avremo un significato positivo per il soldato che ha consultato l’oracolo; ma al contrario, se poniamo la virgola dopo la negazione, ecco che la frase diventerà negativa e preannuncerà la caduta in battaglia dello stesso soldato.
Esattamente come questa frase, simbolo per eccellenza dell’aggettivo italiano “sibillino”, ovverosia poco chiaro, oscuro, misterioso, anche la verità con cui tutti noi ci rapportiamo ogni giorno dipende solamente da noi. E noi, dal canto nostro, non possiamo decidere dove posizionare quella virgola, possiamo solo predisporci emozionalmente per farlo. Se affrontiamo la vita e tutta l’esperienza ad essa legata, con un atteggiamento negativo, triste, sottomesso, la virgola del nostro oracolo non potrà che preannunciarci una catastrofe imminente. Se al contrario, guardiamo però la vita con consapevolezza, con gioia, con soddisfazione, allora la frase dell’oracolo ci apparirà come positiva e, di conseguenza, affronteremo nuovamente la vita con positività.
In poche parole, l’oracolo non ha potere di alcuna verità, né l’abbiamo noi: quello che invece abbiamo, è la capacità di cambiare la nostra percezione di questa verità. Il modo in cui noi percepiamo il mondo, è in grado di cambiare il nostro mondo, la nostra realtà, la nostra vita.
Ecco allora, che quando la prossima volta la vita ci porrà davanti una difficoltà o un responso tenebroso, quello che dovremmo fare sarà affrontare tale difficoltà con positività, con consapevolezza e con saggezza, pensando a quel soldato romano che, certamente, avrebbe combattuto una guerra migliore se solo avesse posto la virgola una parola più indietro.

 

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  1. Raccontare a Dio i nostri bisogni da soddisfare e le nostre paure da cui liberarci… è dialogare con Lui.. con la certezza che un Padre vuole sapere tutto dei suoi figli..( Lui sa tutto anche senza il nostro raccontare).. è fidarsi di Lui..ma lo stesso Vangelo ci sprona a chiedere con insistenza… senza timore come la donna con il giudice .. Allora?? Qual è la vera preghiera??? Far presente al Signore la nostra situazione… e aspettarsi il suo intervento..o in attesa del suo intervento insistere.. insistere????

    • La preghiera ha diversi livelli. Quella più alta è mettersi totalmente abbandonati davanti a lui, desiderando di fare la sua volontà, e adorandolo per quello che è É per quello che fa. Certo anche la richiesta è preghiera. La preghiera è relazione.

  2. Grazie Angelo, quando mi succede qualcosa , anche irreparabile, brutto, tremendo, quando non riesco a farmene capace, alla fine mi dico ” se adesso Lui vuole che sia così, lo pregò e lo ringrazio lo stesso” buona prima domenica d’Avvento.

    • Sono d’accordo!!! Ma non tutto quello che accade però lo vuole Lui. Diverse cose sono anche frutto delle nostre scelte.