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martedì, 19 Marzo, 2024

SHOZO SHIMAMOTO GRANDI OPERE AL CIAC DI FOLIGNO

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Un’ampia retrospettiva sull’artista giapponese Shozo Shimamoto (1928 – 2013), a cura di Italo Tomassoni, aprirà al pubblico il 19 settembre al CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, dove sarà visitabile fino al 9 gennaio 2022.

SHOZO SHIMAMOTO / GRANDI OPERE” è una mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli, sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, con il supporto tecnico, logistico e organizzativo dell’Associazione Shozo Shimamoto.
L’esposizione permetterà uno sguardo attento e completo sul percorso del maestro giapponese, dalle prime innovative sperimentazioni degli anni ’50 fino alle più importanti e spettacolari degli ultimi anni. Se, infatti, gli anni ‘50 di Shimamoto si svolgono tutti in Oriente, e specificamente in Giappone, gli anni Duemila vedono l’artista attivo in gran parte in Occidente, ove egli realizza molte delle sue performance. La dialettica tra questi due momenti della sua creazione si svolge tutta all’interno di un unico e particolarissimo processo artistico. Negli anni Cinquanta inizia a lavorare a un nuovo modo di concepire e praticare la pittura, dedicandosi a una pratica gestuale e segnica, che si trasforma progressivamente in happening. In particolare, “la forza del segno al quale Shimamoto affida il senso più autentico del suo messaggio, condiziona la fluttuazione di tracciati scrittorei che non si presentano mai “chiusi” e si sviluppano invece liberamente nello spazio alla ricerca di passaggi inesplorati sulla spinta del loro interno vitalismo” (Italo Tomassoni, dal testo di presentazione in catalogo). Viceversa, i grandi eventi degli ultimi anni superano il segno a favore di una grande costruzione scenica avente una sua autonomia spettacolare ed espressiva, realizzata in pubblico come unico evento estetico. Per Shimamoto, infatti, l’opera “si offre all’esperienza dell’artista e del pubblico come dipanata nel tempo sulla orizzontalità infinita di dislocazioni spaziali liquide e plurime” (Tomassoni, ibid).

Il Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, dopo il fermo dovuto al Covid-19, riprende dunque la sua attività espositiva coltivando uno sguardo globale con questa retrospettiva di Shozo Shimamoto comprendente lavori di grande importanza storica. Dalle prime opere concepite nel contesto del Gruppo Gutai, alle calligrafie giapponesi, fino alle esplosioni di colore dei lavori realizzati in Italia. La scelta delle “Grandi Opere” privilegiata in questa mostra intende evidenziare   come la migliore creazione di Shimamoto sia consustanziale alla grande estensione della superficie pittorica, elemento costitutivo dell’opera come totale pienezza e contemporaneamente come confine da superare continuamente attraverso il dispiegamento del colore e della materia.

Le grandi tele di Shimamoto allestite nello spazio del CIAC coinvolgeranno lo spettatore in un percorso che parte dal gesto e dal segno, per attraversare il colore e misurarsi con la materia fino a penetrare nei significati più profondi ed “altri” della forma. Tra cielo e terra il gesto artistico di Shimamoto genera, con queste opere, una empatia che va oltre il tempo e lo spazio.

SHOZO SHIMAMOTO (Osaka, 1928 – 2013) co-fondatore del gruppo Gutai con Jiro Yoshihara, Shimamoto è stato uno degli artisti di maggiore carica sperimentale del secondo dopoguerra. Il Gutai, primo movimento artistico radicale del Giappone, si sviluppa dagli anni ’50 con l’intento di rinnovare la tradizione artistica giapponese. La tela per gli artisti Gutai non è più un semplice supporto ma diviene il luogo della trasposizione fisica dei gesti dell’artista che, come nell’action painting americana, fa dell’opera il teatro di un’azione. Shimamoto, figura cardine del movimento, avverte l’esigenza di nuove modalità espressive che trova nel segno, nel gesto e nella materia. Il leitmotiv del lavoro è la casualità di cui l’artista è attore e interprete attraverso un’azione performativa condivisa con il pubblico, che è testimone e completamento dello scenario voluto dall’artista. Nel 1957 partecipa alla prima esposizione “Arte Gutai sulla scena” al Center Sankei di Osaka, dove mette in mostra i suoi lavori video e sonori. Sono anni in cui, grazie anche alla collaborazione con il teorico europeo dell’”Art Autre”, Michel Tapiè de Celeyran, inizia a tenere mostre fuori dal Giappone in importanti istituzioni e gallerie, come lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Musée Cantonal des Beaux Arts di Losanna. Negli anni Novanta recupera la tecnica del bottle crash, arricchendola di nuovi significati, e realizza una serie di performance in America e in tutta Europa. Nel 1998 viene scelto come uno dei quattro artisti del dopoguerra più rappresentativi sulla scena internazionale, assieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana, per un’esposizione al MOCA di Los Angeles. L’anno successivo partecipa alla 48a Biennale di Venezia. Nel maggio 2006 la Fondazione Morra di Napoli ospita una sua antologica inaugurata da una performance nella storica Piazza Dante con la partecipazione di Charlemagne Palestine. Dal 2007 al 2011 realizza importanti performance a Venezia (Chiostro di San Nicolò), Capri (Certosa di San Giacomo), Genova (Palazzo Ducale), Reggio Emilia (Palazzo Magnani), e Stoccolma (Moderna Museet). Le sue opere si trovano, tra le tante, nelle collezioni permanenti della Tate Gallery di Londra, del Centre Pompidou di Parigi, della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, oltre a essere presenti nei principali musei giapponesi. Shimamoto muore a Osaka nel 2013.

ITALO TOMASSONI (Ancona, 1938) avvocato, critico e teorico dell’arte, curatore, direttore di museo. È stato docente di Diritto d’autore all’Università la Sapienza di Roma. Ha collaborato alla costituzione della Fondazione Burri e dell’Archivio Alighiero Boetti, e ha costituito l’Archivio Gino de Dominicis. È il direttore artistico del Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, dove ha curato oltre 25 mostre a partire dalla fondazione nel 2009. Tra le sue pubblicazioni: Per una ipotesi barocca (1963), Tàpies (1967), Pollock (1967), Arte in Italia dopo il 1945 (1970), Mondrian (1971), O grande (1977), Incontro con Beuys (1984), Ipermanierismo (1985), Difesa della Natura. Joseph Beuys (1996), Palazzo Ricci. Arte italiana del Novecento (1999), Anni ’70. Arte italiana tra cronaca e mito (2007), Gino de Dominicis. Catalogo ragionato (2011), Burri. Catalogo generale (contributo, 2015). Tra le mostre curate: Incontri Arte80 (1980), Twombly (1980), Beuys/Burri (1980), Pistoletto. Anno Uno (1981), Un anno da Strindberg (1981), Il Tempo dell’Immagine (1983), Arte come Storia dell’Arte (XI Quadriennale di Roma, 1986), Giuseppe Piermarini (1997), Gino de Dominicis (48a Biennale di Venezia, 1999) Burri. Gli artisti e la materia (2005), Gino de Dominicis. Calamita Cosmica (2005-2010), Vincenzo Agnetti (2012), Luciano Fabro (2013), Julian Schnabel (2013), Hermann Nitsch (2017).

In ottemperanza al Decreto-Legge n.105 del 23 luglio 2021 sarà necessario esibire il Green Pass e un valido documento di identità, ad esclusione dei minori di 12 anni.

Prof. Pasquale Lettieri
Critico d’arte

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