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sabato, 4 Maggio, 2024

LUXOTTICA LASCIA CONFINDUSTRIA. NON E' LA PRIMA E NON SARA' L'ULTIMA.

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Tempo di divorzi per Confindustria. Luxottica, guidata da Leonardo Del Vecchio, ha deciso di lasciare la confederazione degli industriali.
Non è la prima e non sarà l’ultima. Aveva fatto scalpore l’addio di FCA (ex Fiat) dell’AD Sergio Marchionne che aveva abbandonato non senza qualche polemica. Il proprietario di Luxottica, azienda del lusso e degli occhiali che in tempi recenti si è fusa con la francese Essilor, ha deciso che non rinnoverà più l’iscrizione alle organizzazioni territoriali di Confindustria, rimanendo perciò affiliata solo alla federazione di categoria degli industriali. Del Vecchio, contrariamente a quanto fatto da Marchionne, esce dalla confederazione senza polemiche.
Tre i motivi principali del declino di Confindustria: burocratizzazione eccessiva dell’associazione, pochi servizi resi in confronto alla quota associativa e… troppa politica! Non è un mistero che la confederazione, considerata la “quinta carica dello Stato”, abbia, soprattutto negli ultimi decenni, interferito con la classe politica, specialmente quella parte che era al Governo.
Inoltre sembrerebbe che l’associazione degli industriali non sia al passo con i tempi. In un contesto socio-economico globale, senza confini e digitalizzato è complesso competere col marchio Made in Italy che, nonostante l’indiscussa garanzia di qualità, fa fatica concorrere con i colossi mondiali. Due sono dunque gli “organi” che dovrebbero supportare l’iniziativa privata: lo Stato e le Associazioni di Categoria. Se lo stato italiano sappiamo che, nel complesso, non sia di grande aiuto alle imprese (basti vedere la pressione fiscale e i tempi enormi per burocrazia e giustizia), le associazioni dovrebbero essere la chiave di interlocuzione tra le istituzioni e le imprese, semplificando, supportando e offrendo servizi aggiuntivi per rendere competitive le aziende italiane.
L’uscita di Luxottica avrà conseguenze nelle confederazioni territoriali, significativamente a Belluno, dove l’azienda conta ben otto mila dipendenti (su circa 85.000). Infatti le quote associative sono progressive in base ai contributi versati, dunque al numero di dipendenti e nel caso di Belluno Luxottica contribuisce per il 30-40% dei ricavi totali. Difficile soluzione per i vertici che restano in silenzio. “Come Confindustria abbiamo deciso di non rilasciare alcuna dichiarazione. Attendiamo”, così la vicepresidente di Anfao e capo di Sipao, Lorraine Berton. Da parte dell’azienda l’unico commento è del vicepresidente Luigi Francavilla che dichiara di condividere la scelta della sede centrale di Milano.
Non solo Fiat e Luxottica, anche le aziende del lusso hanno abbandonato Confindustria. Ad esempio le aziende di imbarcazioni che hanno creato una realtà a parte denominata Nautica Italiana, collegata all’associazione del lusso e della moda Altagamma. Forse inizierà anche qui una lunga riflessione.
 
Simone Tavola,
Redazione Milano.

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