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martedì, 16 Aprile, 2024

La parola di Dio – le lettere ebraiche ed il loro simbolismo IV

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Nome: Daleth

Significato: Porta

Valore Ghematrico: 4 

La forma della Daleth ricorda, senza dubbio, una lettera “T” in cui rimane però solamente la parte di sinistra. In ebraico, délet significa porta ed in effetti, anche graficamente, questa apertura della Daleth sul lato sinistro non può che collegarsi al celeberrimo simbolismo della porta aperta.

Il sottile collegamento tra la porta e la religione ha, nei secoli, trovato la sua fortuna presso i monoteismi principali, tanto che nella setta islamica del babismo[1] il suo fondatore[2] era chiamato “la porta”. Il termine impiegato, in questo caso, non era però l’ebraico déleth, ma l’arabo bab, da cui lo stesso nome del movimento religioso. Non dimentichiamo che anche lo stesso Gesù disse: «Io sono la porta […]».[3]

È chiaro dunque che la porta aperta, sintetizzata dal grafema della Daleth, simboleggi una comunicazione verticale tra Dio e l’uomo, tra l’alto ed il basso.[4]

Se ricordiamo quanto detto nell’articolo dedicato alla lettera Beth (https://www.lacritica.org/la-parola-di-dio-le-lettere-ebraiche-ed-il-loro-simbolismo-ii/), il simbolismo della daleth assume una rilevanza ancora maggiore. Laddove infatti la Beth tanto nel significato quanto nella forma è collegata ad una “casa” il cui uscio è però rimasto aperto, la Daleth è proprio quella porta che, graficamente e simbolicamente, va a chiudere la Beth.

La porta qui rappresentata è dunque manifestamente aperta, rimando inequivocabile ad un elemento architettonico del tempio secondo ebraico, la stanza del silenzio[5]

Questa era una stanza aperta del secondo tempio, in cui però era possibile entrare solamente uno alla volta. All’interno di questa stanza, il ricco poteva posizionare la sua offerta in denaro ed il povero poteva prelevarla, senza che nessuno lo vedesse subire l’umiliazione di dover usufruire dell’elemosina di qualcun altro. Ecco allora che la stanza del silenzio era così chiamata perché proibiva, attraverso questo meccanismo univoco di ingresso, qualsiasi tipo di dialogo, favorendo invece una comunione spirituale e più profonda. 

L’apertura della Daleth non è dunque solamente un’apertura comunicativa tra alto e basso, tra Dio ed uomo, ma anche un’apertura tra uomo e uomo, tra ricco e povero: un’apertura, diremmo, di carità di amore, in cui è possibile donare o ricevere lasciando la propria “porta” aperta. L’apertura della quarta lettera dell’alfabeto ebraico è dunque un’apertura non solo spirituale, ma anche fenomenologica: un invito silenzioso affinché ogni uomo diventi capace di aprirsi al mondo e di donarsi al suo simile.


[1] Movimento religioso fiorito in Persia tra il 1844 ed il 1853, ritenuto eretico dalle principali autorità islamiche dell’epoca e per questo violentemente perseguitato. 

[2] Siyyd ‘Alí-Muhammad di Shiraz

[3] cfr Gv 10, 1-10

[4] Paolo de Benedetti, L’Alfabeto ebraico, a cura di Gabriella Caramore, Morcelliana, Lavis 2011, p.42

[5] cfr Gabriele Levy, Alfabeto, 1994

di Stefano Sannino

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