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venerdì, 29 Marzo, 2024

Scuole nel bosco, innovazione ed emozioni: l’Italia deve ripensare ad un nuovo Umanesimo

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di Martina Grandori

In un momento di grande siccità non solo meteorologica ma anche culturale, bisognerebbe ricordarsi delle Paideia, quel modello educativo che risale all’antica Grecia, in vigore già ad Atene nel V secolo a.C. Non solo mera istruzione scolastica dei bambini, ma un seminare, stimolare, coltivare etica e spiritualità per renderli cittadini completi, un mix di cultura e umanesimo, oggi un mix di sapere e innovazione per attuare un Rinascimento della nostra società. A Milano si è concluso ieri il summit Tech.Emotion, una tavola rotonda dove menti brillanti hanno discusso e dialogato sul potenziale dell’Italia in termini di culla di una cultura, un saper fare e un’innovazione che oggi è bloccato, fa fatica ad affermasi esprimersi nonostante sia la terza economia europea. Un focus di due giorni su come guidare le nuove generazioni italiane e rimetterle al centro di un cambiamento dove le emozioni sono il cardine in nome di una innovazione e di uno sblocco di tutte le potenzialità che il Paese ha, ma che di fatto sono inespresse. Un summit con ospiti internazionali che mette il turbo su una transizione culturale, tecnologica e formativa per far ripartire il Paese, è un paradosso che un luogo che per 600 anni è stato la culla del sapere e delle idee, oggi sia congelato da decenni. 

Ma da dove inizia una ripartenza se non dalla cultura? Rivedere i contesti educativi in cui far crescere i propri figli deve diventare il punto di inizio per le neo famiglie che si approcciano alla scuola per la prima volta. L’attuale modello scolastico è vecchio, arretrato non risponde alle esigenze di crescita dei bambini di oggi. Meno didattica istituzionale e via libera a emozioni,  esperienze e stimoli che arrivano dalla natura. Pedagogisti ed educatori di fama internazionale reputano che per i più piccoli il bosco e la natura, siano l’ambiente più giusto. La natura stimola la curiosità, il rapporto diretto, il toccare, il movimento, la coordinazione,  il farsi male e guarire, persino il turbamento. Per la comunità scientifica, i disturbi connotati come Nature Deficit Disorder riscontrati nei bambini in questi due anni di pandemia, sono esplosi: esistono da quando la tecnologia ha pervaso le vite di chiunque, ma dopo i lockdown, la vita sedentaria senza contatti con l’esterno, l’attività sportiva e molto altro, tutto è peggiorato.

Il contatto con il verde, lo studiare all’aria aperta immersi nella natura diminuisce lo stress, permettendo ai bambini di sfruttare al meglio le loro facoltà intellettive e favorisce l’aggregazione – all’aperto si gioca molto meglio e non ci si annoia mai -, il corpo è stimolato a mantenere una temperatura corporea costante e a mettere in atto una difesa immunitaria contro i virus, la possibilità di ammalarsi si riduce fino a 20 volte. 

In Italia il primo asilo nel bosco è stato aperto ad Ostia, oggi sono 150 le strutture che scelgono un percorso formativo così, l’attenzione all’ecologia, alla salvaguardia del patrimonio vegetale, al benessere e alla felicità dei propri figli sono alla base del cambiamento culturale di cui si parla in questi giorni al Tech.Emotion.

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