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sabato, 20 Aprile, 2024

SARDINE E PD, È SEMPRE LA STESSA STORIA

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di Abbatino
Le sardine nacquero per arginare la probabile vittoria della destra in Emilia Romagna, alle regionali. Fu una operazione studiata a tavolino per ravvivare quel mondo complesso ed eterogeneo della sinistra, sempre più borghese, radical chic e meno movimentista. Mollacchioso, flaccido e senza anima, il Pd e il suo candidato Bonaccini avevano bisogno di riportare alle piazze e sopratutto al voto quella partecipazione popolare ormai sgonfia di entusiasmo e di idee. Andò bene e Mattia Sartori fu scelto per guidare questo effimero movimento molto simile ai girotondini, e roba simile, che negli anni la sinistra ha sempre partorito nei momenti di vacche magre. Apartitici e apolitici, si dichiaravano le sardine. L’operazione riuscì, il bluff pure. La sardina, il pescetto insignificante che divenne simbolo, riuscì ad ingannare alcuni, convincendoli che si doveva battere Salvini e la Meloni, fascisti e razzisti, che stavano vincendo alle regionali. Insomma, ridette un minimo di dignità a quella che una volta era la sinistra che pienava le piazze. Per essere più convincenti, il tutto fu sostenuto con la solita macchina “da guerra” dei media e dei talk show, presenze in tv e interviste in prima serata. Missione compiuta. Adesso che non si sente più in giro l’esigenza e neppure il “puzzo” dei pesciolini era giusto gettare la maschera: quindi Mattia Sartori accolto a braccia aperte – guarda un po’- proprio nel partito che volevano cambiare e che non riesce proprio a cambiare nella strategia. Lanciare il sasso, ritirare la mano. Poi si scopre la verità. Film già visto, scontato e patetico.

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