di Veronica Graf
La preghiera di Papa Francesco per contrastare l’epidemia è avvenuta ieri in una San Pietro deserta.
Un forte momento che passerà sicuramente alla storia, la sua riflessione e i suoi gesti hanno toccato il cuore dei credenti, agnostici e atei.
“Non ci siamo ridestati davanti a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato”.
Ieri Bergoglio ha invocato la fine del contagio ed ha sottolineato “le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli di giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia. Medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo”.
Parole che sono state accompagnate da alcuni gesti altamente significativi e storici.
Il Papa ha voluto, infatti, che sul sagrato della Basilica Vaticana fossero presenti l’immagine della Salus populi romani e il Crocifisso che nel 1522 salvò Roma dalla peste.
Bergoglio si era recato, il 15 marzo 2020, attraversando a piedi una Capitale deserta, prima nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è custodita l’icona mariana a cui è molto devoto e poi nella Chiesa di San Marcello al Corso, dove è esposto il Crocifisso miracoloso. Quest’ultimo è tornato a San Pietro vent’anni dopo il Grande Giubileo del 2000. San Giovanni Paolo II, infatti, lo aveva voluto sull’altare della Basilica Vaticana nella messa per la giornata del perdono nella quale fece uno storico mea culpa per i mali commessi dalla Chiesa cattolica nel corso dei secoli.
Papa Francesco, al termine dell’adorazione eucaristica, ha impartito la benedizione Urbi et Orbi con il Santissimo Sacramento.
“La tempesta – ha spiegato Bergoglio – smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità”.
Io vorrei personalmente fare una riflessione: spero vivamente che quando riusciremo a sconfiggere questo virus e quindi la popolazione potrà essere finalmente del tutto guarita, anche il mondo riesca a diventare altrettanto sano.