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giovedì, 25 Aprile, 2024

Pet ed economia circolare: è boom. Ma attenzione al Covid

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di Martina Grandori

Una bottiglia di plastica può diventare un esempio di economia circolare?
Assolutamente sì, quell’oggetto di cui se ne vendono 8 miliardi pezzi, che purtroppo inquina moltissimo, può diventare un esempio elementare di blue economy, di sostenibilità.

Partiamo dal primo gesto, schiacciare la bottiglia e gettarla pressata nell’apposito sacco per la plastica. Dopodiché inizia il vero viaggio di una bottiglia all’insegna della sostenibilità. Attraverso un riciclo massiccio e di alta qualità si mettono le basi per una green economy a supporto dell’ambiente e di una qualità di vita migliore.

Adesso i consorzi specializzati che si occupano dello smaltimento del Pet sono sempre più all’avanguardia, trasformando così il Pet in un bene che alimenta a sua volta un’altra forma di economia, quella del riutilizzo, cha a sua volta crea lavoro e posti di lavoro.

A questo proposito Roland Göggel, Direttore Vendite di Stadler, azienda leader nel settore per la massimizzazione dei profitti dalla plastica riciclata:

“Fino a poco tempo fa non esistevano specifiche per l’utilizzo dei riciclati nella produzione di nuovi prodotti, ma non è più così. L’UE ha introdotto nuove norme che stabiliscono che le bottiglie per bevande devono contenere il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030. Questa gestione dello smaltimento Pet è a tutti gli effetti una economia circolare: vi lavorano aziende sempre più specializzate, ingegneri, operatori e la produzione di nuovi Pet, frutto del riciclo, fa risparmiare l’88% di energia rispetto a Pet prodotti ex novo.” 

Ne giova anche il traffico generato dai camion e la relativa emissione di anidride carbonica: l’industria del Pet sta ottimizzando il trasporto, stiro-soffiando le preforme in bottiglie presso l’impianto di riempimento stesso, riducendo drasticamente il numero di viaggi dei camion che escono dal centro di riciclaggio. Un camion può trasportare 700.000 preforme, ma solo 15.000 bottiglie in PET finite. Il risultato è una significativa riduzione dei viaggi e quindi di consumo del carburante.

In Italia siamo molto avanti su questo discorso, ci sono aziende – soprattutto quelle che producono acqua in bottiglia che immettono ora sul mercato la stessa quantità complessiva di Pet che immettevano dieci anni fa, ma a fronte di un aumento delle vendite del 30%, risultato ottenuto con la diminuzione del peso delle bottiglie a parità di sicurezza igienico/sanitaria.

L’obbiettivo è comunque superare la soglia del 20% di componente riciclata, Granarolo da quasi due anni produce imballaggi con il 25% di Pet rigenerato, l’innovazione è talmente avanzata che per un un chilo di fakes (i fiocchi in cui vengono ridotti i rifiuti in plastica) bastano 1,33 chili di bottiglie Pet riciclate, un segmento dell’economia che sta vivendo un boom, minato purtroppo anche lui dalla recessione post Covid che ha abbassato notevolmente il costo della materia vergine originata dal greggio.
Non bisogna comunque mollare, questa economia circolare generata dal Pet dev’essere un incipit per arrivare al 2025 in regola, ovvero con una produzione di contenitori in plastica riciclata almeno al 25%.

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