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giovedì, 25 Aprile, 2024

PER SVOLGERE GLI ESAMI UNIVERSITARI DA REMOTO SERVIRÀ IL GREEN PASS. La scelta dell’Università di Trieste

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di Alessandro Giugni
Il primo settembre coinciderà con l’entrata in vigore delle disposizioni, contenute nel Decreto-Legge 6 agosto 2021, n. 111, finalizzate a garantire la ripresa in sicurezza delle attività didattiche. Con riferimento al mondo universitario, il Governo ha optato per l’obbligatorietà, tanto per i professori quanto per gli studenti, del Green Pass al fine di poter accedere agli atenei, così da garantire nuovamente lo svolgimento in presenza di lezioni ed esami.
Nel momento in cui tali misure erano state annunciate, il Ministro dell’Università, Maria Cristina Messa, aveva chiesto agli studenti di dimostrare la propria responsabilità nei confronti della collettività aderendo alla campagna di vaccinazione. Al contempo, però, il Ministro aveva precisato la linea assunta dal MIUR nei confronti di coloro i quali, anche dopo il primo settembre, risulteranno sprovvisti della certificazione verde: le lezioni e gli esami potranno essere seguiti da remoto come avvenuto nell’ultimo anno e mezzo. In sintesi: chi non ha il Green Pass resterà a casa, ma non per questo verrà lasciato indietro nel proprio percorso di studi.
Non tutti, però, sembrano intenzionati a seguire la linea del Ministero. Ne è un esempio l’Università degli Studi di Trieste. Alcuni giorni fa, sul portale dell’Ateneo è stato pubblicato un documento intitolato: “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del COVID-19 negli ambienti dell’università di Trieste”. Il punto 7.2, pagina 26, sancisce che “In tutti i casi, sia che gli esami siano svolti in presenza o da remoto, gli studenti sono tenuti al possesso della certificazione verde o di analogo documento previsto nel presente Protocollo”. A scanso di qualsivoglia equivoco, poche righe dopo viene precisato che tali disposizioni saranno applicate a partire dal 3 ottobre per gli esami da remoto. Inoltre, l’Ateneo specifica che il singolo studente potrà chiedere di svolgere l’esame da remoto adducendo nell’apposito modulo, da compilarsi in fase di iscrizione d’esame, una delle motivazioni previste dal regolamento (motivi di carattere sanitario, impossibilità di spostarsi in virtù delle restrizioni, impossibilità di uscire dalla propria regione di residenza, aver frequentato le lezioni dell’insegnamento in questione per l’intero semestre da remoto), ricordando, però, che “tra queste motivazioni non è previsto il mancato possesso della certificazione verde”.
La scelta operata dall’Università di Trieste deve necessariamente portarci a riflettere circa il ruolo che il Green Pass sta assumendo (e potrà assumere in futuro) nella società italiana: originariamente concepito come strumento finalizzato a garantire gli spostamenti tra Stati europei, esso sta assumendo sempre più i contorni di una misura politica (e non più sanitaria), finendo per divenire, come nel caso suddetto, conditio sine qua non per l’esercizio di diritti fondamentali quale quello allo studio sancito dall’art. 34 della Costituzione.
Al lettore il compito di rispondere a quello che all’apparenza può sembrare un banale quesito: può lo status di studente essere connesso e subordinato al possesso del Green Pass, venendo, dunque, negato il diritto allo studio a chi dovesse esserne sprovvisto?

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