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venerdì, 19 Aprile, 2024

Natale napoletano: un misto tra cultura e magia

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A dicembre l’atmosfera natalizia si sente in ogni luogo e si manifesta in diverse forme. 

A rendere particolarmente magico il Natale sono le tradizioni napoletane, che conferiscono al capoluogo partenopeo un fascino particolare, impossibile da ricreare in altri posti. 
In ogni parte della città, dai viali alle piazze, tutto si riempie di luci, suoni e colori. 
Ogni cosa, dagli addobbi alle tradizioni culinarie, rientra in un canone di tradizioni ben preciso. 

Ciò che dà il primo segnale dell’arrivo del Natale è il suono delle zampogne degli zampognari, pastori vestiti con cappelli di velluto e giacche di montone che, fin dall’8 dicembre, chiedono denaro in cambio di melodie natalizie. 
Mentre le orecchie si lasciano coccolare dalle dolci melodie, l’olfatto e il gusto vengono estasiati dai tipici prodotti natalizi napoletani. 

La prima tappa obbligatoria da fare è per l’acquisto del pesce fresco e dei frutti di mare, da servire durante la cena del 24, per poi fermarsi dal fruttivendolo, dove si procede con l’acquisto dei cosiddetti “broccoli natalizi”, ma anche del cavolo per l’insalata di rinforzo, e degli ingredienti per la celebre “minestra maritata” preparata con carne e verdure di stagione e gustata con pane raffermo.  

La sera della Vigilia è dedicata all’aspetto religioso. I napoletani, infatti, dopocena si recano in chiesa per ascoltare la messa della 00:00, dove il Bambino Gesù viene trasportato lungo l’entrata della chiesa, per essere poi depositato all’interno della cesta, in una rappresentazione della Natività ricreata con i pastori tradizionali dell’arte presepiale napoletana. Intorno al presepe vi è un vero e proprio momento di aggregazione familiare,  che va dal momento della costruzione con case, capanna, mulinello e fiume, fino all’inserimento dei pastori. 
Si attende così, tutti insieme, l’arrivo di Gesù Bambino il 24 dicembre e quello dei Re Magi, il 6 gennaio. 

la giornata del 25 invece inizia con l’apertura dei regali che Babbo Natale ha lasciato durante la notte sotto all’albero, ci si riunisce poi con parenti e amici, scegliendo quale primo piatto gustare tra pasta al ragù e tortellini in brodo. 
Il secondo, rigorosamente a base di carne, passa poi lo scettro alla portata succesiva, frutta fresca e secca che spiana la strada agli immancabili dolci tradizionali, come la pastiera, gli struffoli, i roccocò, i mustaccioli e le cassatine. 
Ma il pranzo potrà terminare solo a seguito dell’uscita del pandoro e del panettone, che daranno l’apertura alle danze, ai classici giochi napoletani, tra questi la tombola, nel corso di questa ci si diverte recitando a gran voce il significato di ogni numero, così come stabilito dalla “classica smorfia napoletana”. 
I più temerari giocano alla “tombola vajassa” ovvero una tombola scostumata, dove viene utilizzato un linguaggio molto più colorito. 

Pranzo e giochi si ripetono poi il giorno seguente, durante la giornata dedicata a Santo Stefano. 
Infatti, dopo la celebrazione della messa dedicata alle famiglie, ci si riunisce nuovamente tutti intorno al tavolo per una nuova grande abbuffata, per poi proseguire fino a sera con i giochi classici, come il Sinco, il mercante in fiera, il settemezzo, il poker, e via dicendo.  

Napoli è quindi, per antonomasia la città in cui si respira più forte l’atmofera natalizia. Le sue tradizioni, la sua cultura, l’entusiasmo di chi ci vive, hanno fatto sì che questa città diffondesse il suo spirito natalizio in ogni dove.

Per chi decidesse di visitare la “città magica”, non vi dimenticate di acquistare il capitone, rigorosamente vivo, perché come ci è stato insegnato dai buoni anziani napoletani, “O CAPITON SE NADDA FUJE RE MAN” (il capitone deve scappare via dalle mani per essere fresco).  

di Daniela Buonocore  

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