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giovedì, 18 Aprile, 2024

L’ITALIA INVECCHIA, SOLUZIONI PER USCIRNE. La sfida passa anche dai diritti delle donne

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di Gabriele Rizza

I primi dati del censimento permanente della popolazione diffusi dall’Istat, confermano una tendenza nota ai più: l’Italia è sempre più anziana. Per rendere più chiara la realtà, ecco alcuni numeri riportati dal censimento: le classi di età sotto i 44 anni perdono peso rispetto al censimento del 2011, mentre sale la percentuale delle persone dai 45 anni in su, dal 48,2% del 2011 al 53,5% del 2019. Attualmente per ogni bambino, ci sono cinque anziani, nel 1951 il rapporto era uno a uno. Non è certo la scoperta dell’acqua calda riconoscere il calo delle nascite nel nostro paese, è però assurdo che questo problema non sia mai in cima alla lista dei programmi dei leader politici. La spiegazione a questa omissione è facile: agire concretamente per il domani non porta voti oggi.

C’è poi chi pensa di aver trovato la soluzione nel ricorso all’immigrazione. Secondo questa logica, gli immigrati e i loro figli, risolveranno insieme il problema demografico e quindi del pagamento delle pensioni agli anziani di oggi e di domani. Mossa a costo zero secondo loro, perché bastano quei pochi miliardi per i centri di accoglienza e non gli asili nido, come se gli stessi immigrati, domani, non avranno bisogno di servizi per la famiglia e non verranno quindi investiti dagli stessi problemi che affliggono l’Italia di oggi. In questa logica vi è anche un filo di razzismo, nel considerarli “risorse” e non futuri “cittadini italiani”, perché, diciamolo, dietro il velo di umanità si cela tutto l’utilitarismo della nostra società.

Un assist per una possibile “rinascita italiana”, sta dietro un altro dato (positivo) riportato dall’Istat: aumenta la quota di donne occupate. Se nel 2011 la componente femminile rappresentava il 41,8% degli occupati (9.621.295), nel 2019 sale al 42,4%. Alla crescita dell’occupazione femminile non corrisponde un aumento sensibile di servizi e tutele che permetta loro di poter conciliare carriera e famiglia, senza rinunciare a una o all’altra, come oggi accade. Maggiori tutele, servizi e investimenti, inizierebbero a risolvere a braccetto il problema demografico e quello delle pari opportunità. Non è mai troppo tardi, a patto che quei 17 miliardi del Recovery Fund destinati alle pari opportunità, non vadano nella solita direzione: quella di far contenti i vezzi dell’Italia del salotto e del mainstream. Perché è chiaro, non sarà la doppia preferenza di genere a salvare il paese, lo salverà quando finalmente una donna verrà assunta senza che il datore di lavoro abbia timore di una sua futura gravidanza. La cultura non cambia in un giorno, ma una programmazione davvero sociale ne accelera il processo.

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