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sabato, 20 Aprile, 2024

L’IMPATTO DELLA MODA, COSE DA SAPERE PER ESSERE PIÙ CONSAPEVOLI QUANDO CI SI VESTE

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di Livia Caliopi Biro

 

Si sa, ci sono delle attività umane che causano importanti danni all’ambiente, come ad esempio le nostre scelte alimentari, il trasporto, l’uso della plastica, lo smaltimento dei rifiuti e molto altro ancora di cui si legge tutti i giorni. Quando si tratta però dei nostri vestiti, i danni sono meno evidenti.

Nel 2019 il settore della moda ha fatturato 2,5 trilioni di dollari americani (fonte McKinsey & Company). Nonostante questa cifra e il fatto che l’abbigliamento faccia parte della quotidianità dell’essere umano, è difficile per il singolo individuo riconoscere il peso delle proprie scelte come qualcosa che possa davvero influire sullo stato del pianeta, soprattutto dal momento che spesso la moda viene percepita come una frivolezza e uno sfizio, importante per pochi appassionati e professionisti del settore. In realtà non è assolutamente così, il fenomeno fast fashion da decenni crea disastri all’ambiente, specialmente all’inquinamento delle acque. E non solo.

In realtà è un settore di cui tutti facciamo parte, e che da tempo provoca danni crescenti all’ambiente. Infatti, l’industria della moda contribuisce in maniera considerevole al cambiamento climatico, nel 2018 ha emesso 2,1 miliardi di metri cubici di gas serra (GHG), questi equivalgono a circa il 4% delle emissioni globali (fonte McKinsey & Company).

Il dibattito su quale settore sia più negativamente impattante è sempre aperto, ma ormai è evidente che uno di questi sia quello della moda dato che racchiude anche i combustibili, l’agricoltura, il trasporto, l’edilizia e la tecnologia. Con la crescente necessità di dover affrontare la crisi climatica, le industrie devono impegnarsi a ridurre nel breve termine le loro emissioni di carbonio, utilizzando come obiettivi quelli indicati dell’Accordo di Parigi e il raggiungimento di un’economia e produttività circolari.

Ci sono i primi segnali che la sensibilità del pubblico si stia rivolgendo verso il fare scelte maggiormente consapevoli, ma la quantità di abbigliamento venduto continua a essere in costante crescita, soprattutto per quanto riguarda prodotti con prezzi competitivi. Dal 2010 al 2014 la produzione di abbigliamento è raddoppiata e l’acquisto pro capite è aumentato del 60%(fonte McKinsey & Company). Purtroppo però ogni anno il livello di produzione dell’abbigliamento cresce del 2,7%, ma il 25% dei capi creati non viene nemmeno venduto (fonte Ellen MacArthur Foundation). In poche parole, in maniera miope, non si considera l’impatto ambientale di un vestito e della breve vita che sempre più spesso ha. Le persone tendono a non considerare l’impatto ambientale di un capo. Circa il 70% delle emissioni deriva dalle fasi iniziali di produzione, mentre il rimanente 30% avviene nel percorso tra la vendita e la fine della vita del prodotto (fonte McKinsey & Company).

È importante che l’intensità della domanda per prodotti usa-e-getta cambi, ma è indispensabile che si attui una rivoluzione all’interno dei processi produttivi, nella vita e nello smaltimento dei capi.

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