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giovedì, 18 Aprile, 2024

LE GRANDI RELIGIONI: la seconda puntata è dedicata al culto dei morti nell’Antico Egitto. Riflessioni e curiosità

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di Stefano Sannino

Sulle sponde del Nilo, il fiume che viene tradizionalmente ritenuto il più lungo del mondo, sorse una delle più longeve civiltà della storia, quella egiziana. All’ombra dei templi e delle piramidi sorse un culto che sarebbe stato destinato ad influenzare gli uomini per secoli, grazie alla sua straordinaria attenzione per il mondo dei morti. La religione egiziana fu una delle prime a sviluppare una concezione escatologica così preminente ed importante, con una serie di rituali volti a consentire il passaggio dell’anima nel regno dei defunti. Le tecniche di mummificazione dell’Antico Egitto, hanno affascinato ed affascinano tutt’ora gli archeologi e gli appassionati, che guardano con immenso stupore all’attenzione che gli antichi egizi ponevano nella cura dei loro cari defunti. L’amore per la morte era così grande che diede vita ad una delle meraviglie del mondo: le piramidi. Enormi tombe di mattoni, frutto di una ingegneria ed abilità nell’edilizia senza precedenti, costruite per la prima volta senza il classico sistema a gradoni delle Ziqqurat, erano il frutto della grandissima importanza che gli egiziani attribuivano alla morte. 

Dopotutto, se uno degli obiettivi delle religioni è proprio quello di dare una spiegazione ai grandi misteri della vita, il culto egiziano riuscì perfettamente a creare una forma di religiosità che ruotasse intorno al trapasso ed al mistero dell’aldilà. Ma, all’ombra di quelle piramidi poste nella Valle del Nilo, non sorse solamente un culto dei morti, ma anche una religione che riuscì ad unire animalità ed umanità, con divinità zoomorfe che assimilavano perfettamente i caratteri dell’animale con cui venivano rappresentate. Il Dio Anubi, con la testa di sciacallo, era quindi il Dio psicopompo per eccellenza, incaricato di accompagnare le anime dei morti fino alla famosissima pesatura del cuore; il Dio Toth, con la testa di Ibis, era il dio della conoscenza e della saggezza; la Dea Bastet, con la testa di gatto, era incaricata di proteggere il momento del parto, le donne ed i felini più sacri di tutto l’Egitto. La straordinarietà della religione egiziana non si esaurì però nella sua famosa rappresentazione di queste divinità zoomorfe, ma si evolvette anche in una pratica magico-iniziatica che sarebbe poi diventata così famosa in tutto il mediterraneo, da indurre moltissimi filosofi e pensatori greci a trasferirsi in Egitto, per conoscere i misteri di quella magia che si riteneva fosse in grado di far piangere perfino le statue degli Dei. I templi Egiziani, costruiti in modo che l’accesso fosse mano a mano sempre più difficile con il susseguirsi delle stanze, erano il simbolo perfetto di una religione fortemente misterica, ricca di segreti riservati ai sacerdoti ed ai maghi, che detenevano in tutto l’Egitto un potere immenso. Maghi e sacerdoti non solo godevano di una posizione a palazzo, ma avevano anche la facoltà di deporre i faraoni, ritenuti essi stessi degli Dei. È il caso di Akhenaton, che in vita tentò di apportare delle modifiche sostanziali alla religione egiziana, ma che dopo la morte, fu condannato dai sacerdoti alla damnatio memoriae, una pratica con la quale ogni prova dell’esistenza di una persona veniva cancellata dalla storia. Tale era il potere dei sacerdoti, perché tale era, in Egitto, il potere degli Dei. Più di ogni altra civiltà, quella sorta nella Valle del Nilo, fu una immensa costruzione al potere divino, una continua esaltazione ai segreti della morte e della rinascita, intrisa di magia e di mistero che ancora oggi, riecheggia nel presente con la voce di antiche profezie e di maledizioni scritte sulla pietra. 

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