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mercoledì, 24 Aprile, 2024

La parola di Dio – le lettere ebraiche ed il loro simbolismo (IX)

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Nome: Teth

Valore Ghematrico: 9

Significato: Abbraccio

Da un punto di vista prettamente morfologico la Teth può essere descritta come due rami leggermente piegati su se stessi, che con la loro curvatura ricordano certamente la forma di un abbraccio. Foneticamente invece, la Teth ha oggi perso ogni distinzione dalla lettera Tau e viene, de facto, pronunciata semplicemente come una “t”. Anticamente però questa lettera era quasi certamente distinta dalla Tau, avendo originato la lettera greca Θ, pronunciata come una “t” aspirata (th). Nell’ebraico biblico, invece, il suono originario della Teth pare essere più vicino ad una “t” palatale, molto simile al suono t dell’inglese to.

Numericamente la Teth corrisponde al 9 e trarrebbe questa specifica accezione dal primo verso biblico in cui compare, ovvero Genesi 4: «e vide che era cosa buona (tov)». La Teth fa la sua comparsa dunque, nella Bibbia, per indicare il concetto di buono e di bene in relazione all’opera creativa di YHWH.  Ciò che però è maggiormente interessante notare[1] è che l’espressione tov meòd (molto buono) che segue la creazione dell’uomo non si riferisce a questo avvenimento, ma, piuttosto, alla creazione avvenuta nei giorni precedenti. La creazione dell’uomo è, quindi, l’unico atto creativo a cui non segue un giudizio divino (buono/cattivo). Questa assenza di giudizio dipende dalla natura stessa dell’essere umano, creato per volontà divina con il libero arbitrio.

Questa facoltà rendeva impossibile per YHWH esprimere un giudizio valoriale sulla creazione dell’uomo, non potendo in alcun modo prevedere l’utilizzo che l’uomo avrebbe fatto del libero arbitrio stesso.

La Teth dunque esprime sì il concetto di Bene, ma, proprio come ci ricorda la sua forma aperta, racchiude dentro di sé anche un’altra gamma di significati nascosti, tutti legati alla capacità tipicamente umana di autodeterminarsi attraverso le proprie azioni.

Se Dio è buono (tov) infatti, altrettanto buono non è necessariamente l’essere umano, che può liberamente scegliere la strada da percorrere.


[1] A questo proposito cfr. Paolo de Benedetti, l’Alfabeto Ebraico, Morcelliana, Lavis 2011, p.58

di Stefano Sannino

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