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venerdì, 19 Aprile, 2024

La moda italiana è sempre brillante

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I dati del primo trimestre 2019 sono positivi, i tassi di crescita sono oggettivi e rassicuranti. Finalmente c’è più coesione fra gli industriali, anche se ancora la parte del gigante la fanno i colossi del lusso d’Oltralpe
TESTOMetà anno, tempo di fare dei primi bilanci per il comparto moda Italia. La pagella nonostante qualche lacuna è positiva. La moda resta sempre un fiore all’occhiello della nostra economia con un giro d’affari che vale più di 95 miliardi di euro, che colloca l’Italia al secondo posto (pari merito con la Spagna con il gigante Inditex) subito dopo il colosso francese LVMH, che detiene un ranking  relativo al giro d’affari pari al 30%. Si parla di moda nei cda, come nelle aule magne degli atenei più prestigiosi. Si è conclusa recentemente a Milano l’assise di Confindustria Moda all’università Bocconi dove il presidente Claudio Marenzi ha usato toni soddisfatti per il lavoro svolto e per i risultati raggiunti dagli imprenditori del settore.“Unisono, fare sinergia, lavorare di squadra, cogliere sinergie innovative e aprirsi anche a nuove contaminazioni”. Le parole di Marenzi parlano chiaro, cresce il fatturato nel settore moda e in questa occasione ha diffuso i dati consuntivi del 2018 e quelli del primo trimestre del 2019. Lo scorso anno, il fatturato delle aziende associate è salito a 95,5 miliardi di euro (+0,7%), con un export pari a 63,4 miliardi (+2,7 per cento). Il 49,6% di questi flussi è stato assicurato dal tessile-abbigliamento, seguito da calzature e pelletteria – rispettivamente con un’incidenza del 15,1% e del 12,9% -, dall’oreficeria-gioielleria (10,2%), dall’occhialeria e concia (6% ciascuna) e dalle pellicce (1 per cento). Il comparto si è confermato il secondo settore industriale italiano per avanzo commerciale dopo la meccanica, con 28,1 miliardi di euro. In totale, conta su 66mila aziende, per un totale di oltre 580mila persone impiegate.Da gennaio a marzo il comparto moda – compreso il tessile, pelletteria, calzature e gioielleria – migliora i dati di previsione sul mercato estero, ovvero l’export, dato chiave per tutto il sistema moda Italia, e segna un  + 5,6% pari ad un valore complessivo di 16,6 miliardi di euro.A guidare la classifica l’abbigliamento, che rappresenta il 40% delle aziende moda, con Gucci (8.385 milioni di euro di fatturato, + 33,4% rispetto al 2017 e una variazione dell’Ebitda del 42,4%), seguono gli accessori con il 22% – anche se è Luxottica l’azienda italiana con il più alto fatturato (8.929 milioni di euro)-, ed infine al terzo posto la gioielleria (12%).Un’altra importante voce a tracciare un profilo ottimista della situazione moda Italia è Mediobanca. Un settore dell’economia che raccoglie risultati incoraggianti rispetto ad altri comparti, un segmento che corre veloce, più o meno a seconda degli anni, e cresce in maniera più rapida rispetto al PIL nazionale, si scrive nell’ultimo, autorevolissimo report firmato Mediobanca che fa una fotografia  del settore. I dati sono chiari, il focus di Mediobanca riporta numeri precisi: 163 grandi aziende made in Italy con un fatturato che supera i 100 milioni di euro di fatturato nel 2017, e un approfondimento su 15 aziende con fatturato che si aggira oltre i 900 milioni di euro. Complessivamente questo gruppo di eccellenza italiana supera i 70 miliardi di euro (+29% rispetto al 2013 e in costante crescita, seppur anche in questo caso gli ultimi due anni abbiano fatto registrare un incremento minore), il tutto pari al 1,3% del PIL nazionale.sAttenzione però, ci sono alcuni punti critici da non sottovalutare secondo David Pambianco, CEO di Pambianco Strategie d’Impresa. “Il quadro tratteggiato dalle top 25 aziende è indicativo di una situazione generale della moda italiana non entusiasmante. La riflessione da fare è che il modello del business italiano del fashion è ancora troppo piccolo per dimensioni in un mercato competitivo globale e forse sconta anche una certa inesperienza dal punto di vista della digitalizzazione del business”. In poche parole mancano grandi gruppi e forti allenze, e la parte web non è ancora così rilevante come dovrebbe essere.

Secondo una recente analisi di Pambianco sull’andamento dei principali gruppi e aziende della moda italiana nello scorso anno, le prime 25 aziende per fatturato del comparto hanno totalizzato un giro d’affari complessivo di 43,6 miliardi, in crescita del 4,8% sul 2017.  L’ebitda si è attestato a 8,2 miliardi, ovvero al 22,4% dei ricavi complessivi. A fare bene non soltanto i big del lusso come Gucci, Prada, o Armani, ma anche le aziende del fashion democratico come ad esempio Calzedonia, in 5° posizione e Ovs in 9°. Soddisfazione doppia in casi come Calzedonia, azienda italianissima, che della bellezza e sensualità italiana ha fatto un modello di business in costante crescita.

Martina Grandori

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