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venerdì, 29 Marzo, 2024

Il rumore assordante del silenzio

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di Stefano Sannino

Vi è una celebre frase di Siddartha Gautama, meglio noto come il Buddha, che recita: “Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire”. Una frase del genere, per l’uomo occidentale, probabilmente non significa niente o, almeno, non ha molto da insegnarci. Ed invece, oggigiorno, nessun altro insegnamento potrebbe essere più necessario all’uomo moderno: viviamo infatti in un’epoca, in cui lo straordinario mezzo del linguaggio, viene esautorato del suo potere primario e della sua funzione, per essere utilizzato in ogni genere di dibattito, di inutilità, di cattiveria. Quello che doveva essere uno strumento a disposizione dell’uomo per raccontarsi al suo simile e per interagire con il mondo, viene invece oggi utilizzato per riempire quegli spazi vuoti con il rumore di parole inutili, il silenzio fa paura.
L’uomo moderno ha sviluppato la tendenza tutta sua a rompere il silenzio solamente per paura di ascoltarlo, perché è nel silenzio che si trova la conoscenza di sé, la Verità, la percezione reale del mondo. Riempiendo, al contrario, questo silenzio, l’essere umano fugge dalla possibilità di conoscersi, di conoscere cioè una realtà che probabilmente spaventa, fa paura, intimorisce.
Ecco che allora, ciò che doveva essere solamente uno strumento per trasmettere cultura e significati, viene usato come uno strumento per riempire il vuoto, per aggredire l’altro, per fuggire da se stessi.
Ma non è per questo che è nato il linguaggio, non è per questo che è nato l’uomo. Questo 2020 dovrebbe averci insegnato a dare un’ordine di priorità diverso alle cose, a regolare la nostra vita su schemi differenti. E quale modo migliore di celebrare la necessità di rinnovamento che quest’anno ci ha sbattuto in faccia con violenza, se non imparando a dosare la nostra parola, il nostro linguaggio e rompere il silenzio solo quando strettamente necessario?
Per questo Natale, facciamoci un regalo: impariamo a parlare, impariamo a dosare ciò che diciamo, ma sopratutto impariamo la virtù della medietà. Non troveremo mai nulla di bello nell’eccesso, che esso sia di parole o di fatti; al contrario, forse, potremmo trovare il bello nella misura sia di parole che di azioni. Così, una parola alla volta, cambieremo il mondo.

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